Trump 2 – C’è una foto che è in apertura di quasi tutti i media Usa questa mattina, quelli liberal come la Cnn e quelli conservatori come la Fox. Non è quella dell’incontro, ieri, alla Casa Bianca, tra il presidente Donald Trump e la premier Giorgia Meloni. E’ quella dell’incontro, nella caffetteria di una prigione di El Salvador, tra il senatore democratico del Maryland Chris Van Hollen e Kilmar Abrego Garcia, il cittadino salvadoregno deportato per errore dagli Stati Uniti nel suo Paese, nonostante gli fosse stato riconosciuto l’asilo politico e la magistratura ne avesse disposto il blocco della deportazione.
La vicenda di Abrego Garcia è da giorni al centro dell’attenzione, perché i giudici chiedono all’Amministrazione Trump di adoperarsi per riparare all’errore – ammesso come tale – e, quindi, “farselo restituire”, mentre l’Amministrazione, che rischia una denuncia per oltraggio alla corte, sostiene di non poterci fare nulla.

La foto, anzi le foto, sono state fornite ai media dallo stesso senatore Van Hollen, che è impegnato in una sorta di missione di ‘search and rescue’ di Abrego Garcia, divenuto un simbolo del ‘braccio di ferro’ in atto tra l’Amministrazione Trump 2 e il potere giudiziario. Ieri, Van Hollen aveva già ricevuto molta attenzione, quando le autorità salvadoregne gli avevano, in un primo tempo, impedito l’accesso ad Abrego Garcia.
Il sentimento di un lettore del Washington Post, che pubblica in prima la lettera, è che l’Amministrazione Trump 2 stia “giocando con la vita” dell’emigrato salvadoregno. Il magnate presidente è molto vicino all’eccentrico presidente salvadoregno Nayib Bukele, ricevuto a inizio settimana alla Casa Bianca, personaggio autoritario che ha fatto della moneta virtuale la valuta ufficiale del suo Paese.
Sempre sul fronte – intenso nel Trump 2 – delle frizioni tra esecutivo e giudiziario, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ieri deciso di dibattere, forse a maggio, la richiesta dell’Amministrazione di potere non applicare lo ‘ius soli’ riconosciuto da un emendamento della Costituzione.
Trump 2: dazi e difesa, Trump e Meloni

Dalla visita di Meloni a Washington i principali media Usa estrapolano, in prima pagina, soprattutto alcune delle dichiarazioni fatte dal presidente Trump, rispondendo alle domande dei giornalisti nello Studio Ovale: la polemica, molto aspra, con il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, che non abbassa il costo del denaro, e l’annuncio della firma dell’accordo sui minerali con l’Ucraina, la prossima settimana.
Il New York Times scrive in prima che la Casa Bianca “accelera i negoziati sui dazi”: “Un giorno dopo che una delegazione giapponese aveva incontrato il presidente Trump, è stato il turno dell’Italia, con l’arrivo alla Casa Bianca di uno dei pochi leader europei che Trump apprezza… Trump e il suo vice JD Vance vogliono che l’approccio conservatore e più nazionalista” di Meloni “diventi un modello per il resto dell’Europa”.
Meloni, dal canto suo, “è parsa sapere come gestire un incontro con Trump nello Studio Ovale: nessuna domanda che potesse innescare un incidente come quello in cui era incorso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky; solo complimenti a Trump e inni alle sue cause preferite…” – e qui c’è la citazione di “make the West great again”, che copia il trumpiano “make America great again” -, “prima di cambiare argomento e invitare Trump a Roma”.

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HAPPY EASTER 2025
Gianfranco Uber
apr 16
Molti si stanno chiedendo (forse anche Trump) quali siano gli scopi della visita a Washington della Meloni.
Non si capisce bene in quale veste ci sia andata se solo come Presidente del Consiglio italiano o in rappresentanza, sia pure non ufficiale, dell’Unione europea.
C’è anche la possibilità di una amichevole visita pasquale che l’aiuti a tenere il piede in due scarpe nel momento in cui le storiche alleanze con gli USA vengono messe in crisi dal minestrone dei decreti esecutivi sfornati e modificati a ritmo incessante dal Gianburrasca americano.
Ma questa non sarebbe una sorpresa (vignetta e dida di Gianfranco Uber)
La Fox, molto in basso nella home page, ha una foto di Trump e Meloni nello Studio Ovale. Il titolo è “Trump non lascia dubbi su un accordo commerciale con l’Europa – il presidente se n’è detto “sicuro al cento per cento” -. La Cnn mette, in taglio centro della home page, una foto dell’incontro di ieri a Parigi sull’Ucraina, dove c’era il segretario di Stato Marco Rubio, con il titolo “Usa, Ucraina ed esponenti europei hanno eccellenti colloqui a Parigi”; sotto un richiamo su Meloni: “Trump trova uno spirito europeo affine nell’italiana Meloni”.
Il Wall Street Journal fa il titolo d’apertura sullo scontro tra Trump e il presidente della Fed Powell, contro cui Trump s’è scagliato rispondendo a domande di giornalisti nello Studio Ovale, perché non abbassa il costo del denaro velocemente come lui vorrebbe. Il giornale non cita nei titoli in prima Meloni, ma dedica un titolo ai colloqui di Parigi.
IL Washington Post ignora in prima la visita di Meloni e anche le dichiarazioni di Trump, ma dedica un titolo alla visita da oggi a Roma del vice-presidente Vance: “Dopo le tensioni con papa Francesco, Vance, un cattolico convertito, visita il Vaticano – vedrà il segretario di Stato, cardinale Parolin, ndr -, mentre la Santa sede dalla campagna anti-migranti dell’Amministrazione Trump e dai tagli agli aiuti allo sviluppo”.
In un post sui social, Meloni sintetizza così l’incontro con Trump: “Lavorare insieme per costruire un Occidente più forte. Un confronto leale e costruttivo su temi strategici: sicurezza e difesa, lotta all’immigrazione illegale e rapporti commerciali. Ho colto l’occasione per invitarlo a Roma, e sono lieta che abbia accettato. Sarà un’ulteriore occasione per rafforzare il dialogo tra le nostre nazioni”. Per la premier, “l’Italia è sempre più protagonista in uno scenario internazionale che cambia rapidamente. E oggi, anche grazie al lavoro fatto in questi anni, il nostro punto di vista viene ascoltato e rispettato”. “Il legame tra Italia e Stati Uniti – conclude Meloni – resta solido, vitale e decisivo per affrontare insieme le grandi sfide globali”.