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Il Settimanale 2023 4 – I conti con la realtà delle madre lavoratrici

Scritto per il Settimanale 2023 4 della classe di Agenzie e Nuovi Media del cdl in Editoria e Scrittura della Facoltà di Lettere della Sapienza, edizione dello 05/06/2023

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Il Settimanale 2023 4 – In Italia, le madri lavoratici sono il 55.5% del totale (Openpolis). Nella maggior parte dei Paesi europei, 22 su 27, le donne che lavorano e hanno anche più di tre figli rappresentano una fetta più ampia della popolazione rispetto a quella delle lavoratrici italiane.

Dati che si fanno ancora più allarmanti se si considera la situazione delle donne residenti nel Sud Italia: appena il 34,9% delle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni risulta occupata, mentre la percentuale sale di poco, al 42,1%, per le donne comprese nelle fascia 35-44.

Oltre i dati la verità: quella di Anna, Samanta, Stephanie, tre mamme campane che hanno scelto di raccontare all’Eco la propria storia di madri-lavoratrici e di come in alcune circostanze “devi fare i conti con la realtà e uno dei due genitori deve lasciare il lavoro”.

230605 Il Settimanale 2023 4 - madri al lavoro
Far quadrare i conti, difficile per una mamma tra famiglia e lavoro

Queste le parole di Stephanie Grimaldi, 37 anni e due figlie, costretta a lasciare la propria occupazione dopo che a una delle sue bambine è stata diagnosticata una sordità totale. In casi come questo, “entra in gioco un grande nemico delle mamme: il senso di colpa. Tra i due genitori, a lasciare il lavoro è giustamente quello che guadagna di meno. Però non è solo una scelta economica, ma anche di cuore per noi mamme”, ammette Stephanie, che evidenzia anche come sia possibile, per quanto raro, lo scenario opposto: ”Al centro di riabilitazione ho incontrato una famiglia in cui a lasciare il lavoro non è stata la mamma, in quanto medico, ma il papà operaio”.

Il grado e la tipologia di ostacoli incontrati varia molto a seconda del lavoro svolto dalla madre:  Samanta Grimaldi, 43 anni e due figlie, insegna in una scuola primaria a Mercogliano. Lei, impiegata statale,  ammette di avere “privilegi che in realtà dovrebbero essere diritti” rispetto a una madre titolare di un negozio o un’azienda chiamata ”a portare avanti la baracca da sola”. “Quando le mie bambine si sono ammalate, ho potuto ritagliarmi del tempo per stare con loro, ma conosco donne che stanno in proprio e che lavorano anche 12 ore al giorno”, osserva Samanta.

Punto di vista condiviso anche da una mamma titolare di una parruccheria, Anna Grimaldi, 48 anni e due figlie, che spiega infatti all’Eco come spesso le sia mancata la possibilità di scegliere con serenità di assentarsi dal lavoro per un malanno o addirittura dopo il parto. ”Se lo Stato assicurasse anche ai lavoratori autonomi una retribuzione totale dello stipendio quando si è assenti a lavoro, allora forse avrei deciso di stare a casa più tempo dopo il parto o per allattare le mie figlie”, le parole amareggiate di Anna. Spesso mamme come Anna, come lei stessa dichiara, riescono a crescere i propri figli e a non rinunciare alla  carriera soltanto grazie all’aiuto di amici e parenti.

Valutare l’idea di un asilo nido o assumere una baby sitter: queste le alternative che tuttavia nascondono non poche insidie. In Italia oggi la maggior parte degli asili nido pubblici sono a numero chiuso a causa della mancanza di spazi e personale qualificato. Inoltre non tutte le famiglie possono sostenere il costo economico-emotivo necessario per lasciare il proprio figlio a un estraneo/a.

L’Eco degli Strilloni, Ivan Cannavale, Lorianna Della Pia, Eleonora Gigliotti

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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