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Ucraina: Mosca scatena i droni, Ue addestrerà soldati Kiev

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 18/10/2022

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Venerdì, Vladimir Putin aveva detto che la Russia non avrebbe più condotto attacchi massicci come quello del 10 ottobre contro le città ucraine. E, invece, ieri, una settimana dopo, le sirene d’allarme sono suonate in tutta l’Ucraina e almeno nove esplosioni sono state avvertite a Kiev, alcune vicino alla stazione centrale. Pennacchi di fumo si levavano dalla sede centrale della compagnia energetica nazionale Ukrenergo.

Con droni kamikaze e missili, gli attacchi hanno centrato infrastrutture energetiche in tre regioni: oltre alla capitale, la aree di Dnipropetrovsk (centro-est) e di Sumy (nord-est). Il 10 ottobre, bombardamenti russi più intensi di quelli di ieri avevano colpito Kiev e altre città, uccidendo almeno 19 persone e ferendone oltre cento e suscitando proteste internazionali. Ieri, a Kiev, ci sarebbero state quattro vittime, ma i dati sono parziali.

L’approvvigionamento elettrico alla centrale nucleare di Zaporizhzhia è stato nuovamente interrotto a causa dei bombardamenti. Fonti ucraine informano che “l’ultima linea di alimentazione è stata disconnessa per una breve durata… Sono stati avviati i generatori diesel…”. Il governo di Kiev torna a sollecitare ai partner occidentali sistemi di difesa anti-aerea.

La Russia ha già inviato fino a 9.000 soldati e centinaia di unità di equipaggiamento in Bielorussia, dove si attende ancora l’arrivo di circa 170 carri armati, 200 veicoli corazzati da combattimento e pezzi di artiglieria. Il gruppo di forze regionali formato con i rinforzi russi ha iniziato a schierarsi lungo i confini dell’Unione Russia-Bielorussia, per “adempiere i suoi compiti di difesa armata” delle frontiere.

Davanti all’escalation del conflitto e ai rischi d’allargamento, la Farnesina “raccomanda fortemente ai connazionali ancora presenti in Ucraina di lasciare il Paese. Viaggi a qualsiasi titolo in Ucraina sono assolutamente sconsigliati”. Indicazioni analoghe sono state impartite nei giorni scorsi da Usa e vari altri Paesi ai propri connazionali.

Ieri, c’è stato uno scambio di prigionieri: 110 russi – 80 marinai civili e 30 militari – con 110 ucraini – sarebbero tutte donne -. Un aereo militare russo s’è schiantato su un edificio a Yevsk, sud-est della Russia: due le vittime accertate. Al fronte, sarebbero già operativi i riservisti russi mobilitati fra proteste e polemiche e – dice l’Ap – “addestrati alla meglio o per nulla”. Per analisti occidentali, non saranno loro “a rovesciare l’inerzia del conflitto”: “Combattono e cadono dopo pochi giorni d’addestramento… Le loro bare stanno già tornando in patria…”, scrivono i media Usa.

La caotica mobilitazione parziale ha già conosciuto momenti tragici, come una strage di 11 reclute in un campo di addestramento ad opera di due sparatori, a loro volta abbattuti; e l’impiccagione d’un ufficiale reclutatore, ufficialmente un suicidio.

Un foreign fighter italiano che combatteva per i russi, Elia Putzolu, 28 anni, di origini sarde, è stato ucciso in combattimento nel Donetsk: viveva da tempo a Tangrog, nei pressi di Rostov.

Riuniti a Lussemburgo, i ministri degli Esteri dei 27 hanno formalmente lanciato una missione d’assistenza militare dell’Ue alle forze armate ucraine. L’addestramento si svolgerà nell’Ue e interesserà circa 15.000 soldati ucraini. I 27 hanno pure stanziato stanziati altri 500 milioni di euro per la consegna di materiale militare alle forze ucraine -il totale gli aiuti tocca 3.1 miliardi di euro-.

I ministri dell’Ue hanno anche discusso di sanzioni all’Iran per le forniture di armi alla Russia – smentite -. Secondo fonti occidentali, Teheran dà a Mosca droni e missili a corto raggio.

La Russia non ha ancora reagito alla decisione dell’Ue, ma aveva già mandato avvertimenti. E, ieri, ha commentato l’intenzione di Israele di fornire armi all’Ucraina, in risposta a che Teheran dia droni a Mosca. Per il vice-presidente del Consiglio di Sicurezza russo Dmitri Medvedev, la mossa “è molto avventata”: “distruggerà tutte le relazioni tra i nostri Paesi”.

La giornalista moscovita dissidente Marina Ovsiannikova, sottrattasi agli arresti domiciliari, è fuggita dalla Russia: dopo aver protestato in diretta con un cartello contro la guerra in Ucraina, rischiava una condanna fino a 15 anni.

Fronte ricerca della pace, c’è un intervento del presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, che, citando l’articolo 11 della Costituzione italiana, ha detto: “Invece di prendere le armi, discutiamo. Qualcuno faccia davvero da arbitro, per far sì che il fratello non ammazzi il fratello”.

 

 

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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