La Nato, come l’Ucraina, non parla il linguaggio del negoziato. Anzi, il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg prospetta “una fase cruciale” del conflitto ucraino: “Vediamo le truppe russe che si ritirano da Kiev, si raggruppano, si rifocillano e si concentrano sull’Est del Paese. Mosca tenterà di prendere tutto il Donbass e la terra fino alla Crimea”.
Il Consiglio atlantico di domani, allargato ad altri Paesi dell’area occidentale, cade a uno snodo dell’invasione: la Russia ha forse ridimensionato i suoi piani iniziali, ma vuole mettere l’Ucraina davanti al dato di fatto di una ‘annessione militare’ delle aree di confine nel Sud-Est.
Se la Nato prepara le sue mosse, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Josep Borrell, ‘ministro degli Esteri’ dell’Ue, s’apprestano a portare a Kiev la solidarietà europea: la loro missione, questa settimana, farà seguito a quella della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.
Stoltenberg dice: “Abbiamo qualche settimana per rifornire gli ucraini e aiutarli a respingere l’attacco … Ora dobbiamo decidere che cosa possiamo fare di più”. La Rep. Ceca ha già scelto: invia in Ucraina vecchi carri armati dell’era sovietica, come la Polonia voleva fare con i suoi Mig, ma per interposta Alleanza. I cechi sono i primi ad accogliere la richiesta di tank dell’Ucraina, finora un tabù per i Paesi atlantici.
“La Nato – avverte Stoltenberg – ha la responsabilità di sostenere l’Ucraina nella sua lotta, ma ha anche quella di evitare che scoppi una guerra aperta con la Russia, che è una potenza nucleare. Siamo dalla parte giusta della storia, ma, in quel caso, assisteremmo a più orrori e a più atrocità”, come se quanto accaduto a Bucha e altrove non fosse già di troppo.
“Le immagini dei civili uccisi a Bucha rappresentano una brutalità senza pari in Europa da decenni – osserva Stoltenberg – … Era la Russia che controllava quella zona, i russi sono i colpevoli. Ce lo confermano molte fonti diverse, inclusi media e compagnie commerciali … Temo che vedremo ancora civili morti, perché la Russia controlla molti territori ucraini e, quando saranno liberati, troveremo più fosse comuni e più crimini di guerra”.
Viene poi l’affondo contro il presidente russo Vladimir Putin. “Questa è la sua guerra ed è lui responsabile per le atrocità e le vittime che vediamo ogni giorno in Ucraina … Colpire i civili costituisce un crimine di guerra: tutti i fatti devono essere stabiliti e i colpevoli puniti. Gli alleati della Nato sostengono le indagini dell’Onu e della corte penale internazionale dell’Aja”.
L’onda dell’indignazione suscitata dai massacri di Bucha irrigidisce i Paesi atlantici; e l’Italia allunga la lista dei Paesi che espellono diplomatici russi sospettati di spionaggio. La linea rossa tracciata da Stoltenberg e finora condivisa dagli Usa s’assottiglia: aiutare l’Ucraina a difendersi, ma non fare la guerra alla Russia.
E l’ambasciatrice Usa presso la Nato Julianne Smith puntualizza: “Quella di Praga è la decisione d’un Paese sovrano, non dell’Alleanza”, Ma è vero che “circa due terzi degli alleati stanno già fornendo armi letali all’Ucraina”. Repubblica Ceca e Slovacchia si sarebbero offerte di “riparare e riadattare le attrezzature militari ucraine danneggiate”, comprese quelle catturate ai russi.
Fughe in avanti, tra i Paesi Nato, ce ne sono, in un contesto estremamente delicato di una crisi ormai globale. Come prova la presenza, oggi, a Bruxelles, di Paesi dello scacchiere Asia-Pacifico: Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud, oltre a Svezia, Finlandia e Georgia.