Un gasdotto come strumento d’approvvigionamento energetico, ma anche come canale di collegamento politico e militare: pegno d’alleanze, non solo di convenienze commerciali. Accade tra la Russia o l’Asia centrale e l’Europa, ma anche nel Mediterraneo. Ad Atene, Grecia, Cipro e Israele hanno ieri siglato un accordo per la costruzione del gasdotto EastMed: è una risposta all’espansionismo turco nel Mediterraneo e all’intesa tra Turchia e Libia sulla zona economica esclusiva marittima (Zee), che pretende d’inglobale i campi petroliferi offshore ciprioti.
Presenti i premier israeliano Benjamin Netanyahu e greco Kyriakos Mitsotakis e il presidente cipriota Nicos Anastasiades, i ministri dell’energia dei tre Paesi hanno formalizzato il patto che prevede anche misure di difesa del condotto, che dovrebbe portare verso l’Europa il gas naturale estratto dalle acque territoriali di Israele e Cipro. Netanyahu esalta il passo fatto: “Abbiamo stretto un’alleanza nell’area orientale del Mediterraneo che ha importanza enorme per il futuro energetico di Israele, e che contribuisce alla stabilità nella Regione”.
Non è l’unica caratteristica strategica dell’accordo: per costruire EastMed, Grecia, Cipro ed Israele delineano un sistema fiscale unico e lasciano aperte le prospettive di includere altri Paesi nell’intesa e di lavorare insieme per sfruttare giacimenti che possano essere scoperti in futuro. Inoltre, eventuali riserve di gas scoperte a sud di Creta saranno collegate al gasdotto.
A conti fatti, la nuova struttura, lunga oltre 2000 chilometri, canalizzerà ogni anno tra i nove e i 12 miliardi di metri cubi di gas dalle piattaforme offshore di Israele e Cipro alla Grecia, all’Italia e ad altri Paesi dell’Europa meridionale.
L’alleanza tra i tre Paesi è un monito alla Turchia, che contesta il diritto della Repubblica cipriota, membro dell’Ue e riconosciuta dalla comunità internazionale, di sfruttare giacimenti di petrolio e gas presenti nella sua Zee, reclamandone una parte per la Repubblica turco-cipriota di Cipro Nord, riconosciuta solo da Ankara. La Turchia ha già inviato navi militari a sostegno di sue prospezioni energetiche nell’area, rendendo così esplicite le sue intenzioni, che mettono a rischio pure gli interessi dell’Eni nell’area.
EastMed dovrebbe arrivare anche in Italia, in Puglia, ma l’ipotesi per il momento è solo un’opzione. Il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli, in un messaggio, s’è limitato a esprimere “i migliori auguri per il successo dell’iniziativa”, che l’Italia sostiene fra i Progetti europei d’interesse comune.
In Israele, di fronte alla città di Cesarea, è entrata in funzione in settimana la piattaforma marina, seconda in ordine di grandezza nell’area, del giacimento di gas naturale Leviathan, dal quale verranno riforniti anche Giordania ed Egitto. “Dopo di che esporteremo pure in Europa”, assicurano in Israele.