Il cattivo del Gruppo dei Grandi è, senza dubbio, Donald Trump: il presidente americano si cala nella parte e la recita fin dalle prime battute. Arriva per ultimo – questione di protocollo stavolta, non di scortesia -, è freddo con i padroni di casa, il premier canadese Justin Trudeau e la moglie Sophie Grégoire in abito rosa, e con gli altri leader. Ha già fatto sapere che starà qui il meno possibile: ripartirà oggi, prima della fine dei lavori, destinazione Singapore, dove lo aspetta, martedì, il vertice con il leader nordcoreano Kim Jong-un. Melania non c’è: la first lady non può ancora viaggiare in aereo, dopo un intervento chirurgico a metà maggio.
Il buono del Gruppo, o almeno quello in qualche misura delegato a cercare d’ammansire il cattivo, sui dazi, l’Iran, il clima, tutti i temi del contenzioso transatlantico, è Emmanuel Macron: “Abbiamo la stessa posizione, andiamo nella stessa direzione con energia e determinazione”, dice il francese dopo un giro di tavolo pre-Vertice con i suoi “amici europei” – c’è pure Giuseppe Conte -. Macron ha con sé la moglie Brigitte: qui a Charlevoix, nel Quebec, provincia francofona canadese, si sente un po’ a casa, ma evita di palesarlo ‘alla De Gaulle’.
Prima dell’inizio dei lavori, anzi ancor prima di partire da Washington, Trump spariglia i giochi: forse per evitare di finire sotto attacco sui punti all’ordine del giorno, apre un nuovo fronte russo prospettando un ritorno della Russia fra i Grandi e un ripristino del G8 – Mosca ne fu bandita nel 2014, nel pieno della crisi ucraina -. L’unica eco positiva viene da Conte: gli altri sono sorpresi e contrari; Mosca risponde picche a giro di tweet.
Nel consulto europeo pre-Vertice, con Macron, Conte, Angela Merkel, Theresa May, i presidenti delle Istituzioni comunitarie, l’opinione prevalente è che il formato del G7 al momento non vada toccato, almeno fin quando la Russia non rispetti le norme del diritto internazionale. “Dobbiamo riaprire il dialogo con Mosca – ammette il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker -, ma in altri modi … E dobbiamo salvaguardare i nostri principi, che gli Stati europei rispettino le regole del gioco”.
A mitigare la bagarre in Canada, è il diniego della Russia: “G8? No, grazie. Abbiamo altri formati su cui concentrarci”, afferma il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. E, infatti, il presidente Putin celebra a Pechino i riti della rinnovata amicizia con la Cina di Xi Jinpeng. Oggi, a Qingdao, i due partecipano al Vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, la Sco, di cui fanno parte anche Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, India e Pakistan (l’Iran, con altri, è osservatore) e dove non è escluso che compaia Kim, anch’egli sulla via di Singapore. La Sco non vale il G7 sul piano dell’economia, ma ne vale tre demograficamente.
Russia e Cina e i loro partner faranno “il possibile per preservare l’accordo sul nucleare con l’Iran” dopo “il deludente ritiro unilaterale degli Usa dall’intesa”: almeno su questo punto, Putin e Xi sono in sintonia con gli europei del G7.
Macron, che in visita a Washington pareva avere stabilito un buon rapporto con Trump, s’investe del ruolo di paciere: posta il video di un bilaterale con Trump prima dell’inizio del Vertice e scrive “Il dialogo, ancora e sempre. Confrontarsi, cercare senza sosta di convincere, per difendere quanti credono che il mondo si costruisce insieme”. Vallo a spiegare a Trump, che ha in testa solo Kim: già pensa di invitarlo a Washington, se Singapore sarà un successo.