C’eravamo tanto odiati, due anni fa o giù di lì: era il 24 novembre 2015 quando un Su-24 russo veniva abbattuto da un F-16 turco sulla frontiera turco-siriana. Secondo i turchi, l’Su-24, reduce dall’avere bombardato postazioni turcomanne in territorio siriano, aveva violato lo spazio aereo turco; secondo i russi, no. Fu il primo abbattimento d’un aereo russo/sovietico da parte d’un Paese della Nato dal 1952 – la scena era, allora, la Guerra di Corea -.
Altalenanti e instabili, dopo la fine della Guerra Fredda, le relazioni turco-russe non avevano mai toccato un punto così basso. Due anni dopo, è tutto dimenticato, nel nome sia della real politik che degli interessi economici e geo-politici, dell’evolvere della situazione in Siria e della presunzione – comune ai due leader – di esserci per durare a lungo (e di dovere quindi convivere a lungo).
Erdogan ha il potere e il consenso per aspirare a essere rieletto. Putin ha già deciso di candidarsi l’anno prossimo a un quarto mandato. La riunione d’interessi s’è celebrata, ieri, a Sochi, in Crimea, dove Putin ha ricevuto Erdogan per discutere in primo luogo di Siria, cioè – spiega il Cremlino – “delle operazioni nelle aree di de-escalation e del processo politico di soluzione della crisi in corso”.
Putin, insomma, voleva spiegare a Erdogan che l’intesa sulla Siria raggiunta con Trump in Vietnam non cambia i patti di Astana, ma al massimo definisce le aree di influenza e di ingerenza.
Nell’occasione, Putin afferma che i rapporti bilaterali tra Russia e Turchia “possono considerarsi pienamente ristabiliti”. E la Turchia – aggiunge Erdogan – s’aspetta che le restrizioni commerciali siano completamente eliminate “in un prossimo futuro” per aumentare l’interscambio.
Il premier turco Cavusoglu nota che la cooperazione tra Russia e Turchia è necessaria per garantire “la stabilità e la sicurezza in Siria”. Adesso, l’attenzione è sulla ricerca “di una soluzione politica”: Mosca agisce perché Assad resti al potere, Ankara no (ma potrebbe accettarlo, se avrà la garanzia che i curdi non incasseranno la cambiale del loro impegno anti-Isis).
Oggi, Erdogan sarà in visita in Kuwait per discutere sbocchi alla crisi che dal 5 giugno vede il Qatar isolato e boicottato dai vicini del Golfo. Il Kuwait prova a mediare, la Turchia cerca il modo di fare valere la propria influenza.