E’ davvero successo: tutti i 20 ostaggi ancora in vita, catturati in Israele il 7 ottobre 2023 e trattenuti in cattività per oltre due anni nella Striscia di Gaza, sono liberi e sono già stati giunti in Israele, dove hanno ritrovato le loro famiglie: prima sette, poi gli altri. In cambio, è in corso la liberazione di circa 1900 detenuti palestinesi, fra cui 250 ergastolani, molti dei quali escono dalla prigione di Ofer nel Negev e vengono portati a Ramallah, in CisGiordania..
ìSi attua, dunque, il primo punto degli accordi perfezionati in Egitto venerdì scorso tra Israele e Hamas, con la mediazione di Egitto, Qatar, Turchia e Stati Uniti. Deve ora essere completata la resa dei resti degli ostaggi deceduti durante la loro prigionia – si calcola siano una trentina -, per ognuno dei quali Israele restituirà le salme di dieci palestinesi uccisi nel conflitto che ha fatto oltre 67 mila vittime nella Striscia di Gaza, in gran parte donne e bambini.
Per il resto, la tregua tiene – non si ha notizia di vittime, stamane -; l’esercito israeliano resta lungo le postazioni assegnategli – controlla oltre la metà del territorio –; e il flusso degli aiuti, ripreso, va avanti, cosicché nella Striscia, non si muore più di fame e di stenti -.
Questa mattina, migliaia di israeliani si erano ritrovati sulla piazza degli Ostaggi a Tel Aviv: cantavano e manifestavano la propria gioia alla notizia dell’inizio delle liberazioni, avvenuto intorno alle 07.00 – ora italiana -.
Il presidente Usa Donald Trump, giunto in Israele in mattinata, ha ricevuto una calorosa accoglienza ed è stato accolto dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, che lo ha ringraziato per il suo ruolo nel mediare, con Egitto, Qatar e Turchia, l’accordo di cessate-il-fuoco tra Israele e Hamas.
Trump ha poi fatto un lungo discorso alla Knesset, in larga parte improvvisato, scandito da applausi dell’assemblea e, da Tel Aviv, della piazza che lo ascoltava dagli altoparlanti. Trump ha detto: “Fin dal primo giorno della fondazione de moderno Israele, Stati Uniti e Israele sono rimasti uniti attraverso vittorie e sconfitte, attraverso gioia e dolore… Abbiamo costruito industrie insieme, abbiamo fatto scoperte insieme, abbiamo affrontato il male insieme, abbiamo combattuto insieme questa guerra e, forse la cosa più bella di tutte, abbiamo fatto la pace insieme. E questa settimana, contro ogni previsione, abbiamo fatto l’IMPOSSIBILE e riportato a casa i nostri ostaggi”.
Le anticipazioni del suo discorso, diffuse dalla Casa Bianca, contengono molti spunti positivi: Trump ha detto che Israele non ha più nulla da raggiungere sul campo di battaglia e deve quindi pensare a fare la pace, dopo due anni di guerra con Hamas e di schermaglie con gli Hezbollah e l’Iran; e – uscendo dalla traccia – ha chiesto al presidente israeliano Isaac Herzog di perdonare Netanyahu, che affronta un processo per corruzione e altri reati.
Ma, parlando a braccio, Trump ha intessuto il suo discorso di strafalcioni, smargiassate, ripetizioni: è statop uno show surreale: il presidente s’è vantato di avere concluso “otto guerre in otto mesi”, ha esaltato la forza militare degli Usa e di Israele; ha distribuito – e s’è attribuito – elogi sperticati; ha offerto ramoscelli d’olivo, intrecciati a minacce, ai palestinesi e all’Iran.
Agli israeliani, ha detto: “E’ ora di godere della vostra vittoria, della prosperità”. Ai Paesi arabi, che è il momento di riprendere il percorso degli Accordi d’Abramo e normalizzare i rapporti con Israele. Ai palestinesi, di concentrarsi sulla ricostruzione. “L’attenzione su Gaza deve interamente concentrarsi sul ripristino dei fondamenti della stabilità, della sicurezza, della dignità e dello sviluppo economico, affinché possano finalmente avere la vita migliore che i loro figli meritano”.
La parola ‘miracolo’ è tornata più volte: “Gli Stati Uniti e Israele non sono mai stati così forti e così rispettati nel Mondo”, ha detto e ripetuto tra applausi scroscianti. Minime le contestazioni, che sono state comunque silenziate.
Avendo accumulato un notevole ritardo sui tempi previsti, Trump è poi volatio a Sharm-el-Sheik, dove l’ha accolto il padrone di casa, l’egiziano Abdel Fattah Al-Sisi, e dove ha trovat.o rappresentanti dei Paesi mediatori e di vari Paesi arabi e musulmani e i leader di vari Paesi europei, fra cui la premier italiana Giorgio Meloni, nonostante che l’Europa abbia avuto scarso ruolo in tutta questa vicenda. AntoniuomCosta, presidente del Consuiglio europeo, ha detto: “Giù il cappello davanti al piano di pace di Trump per Gaza”.
A Sharm, c’era il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, non c’era Netanyahu.