C’è un’intesa tra Israele e Hamas per la liberazione di tutti gli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza e la scarcerazione dalle prigioni israeliane di 1950 detenuti palestinesi fra cui 250 ergastolani – ma fra di essi non c’è il leader storico palestinese Marwan Barghuthi -. L’accordo, inoltre, prevede la cessazione delle ostilità e un primo ritiro dell’esercito israeliano, che continuerà però a controllare gran parte della Striscia, e la ripresa del flusso di aiuti umanitari, acqua, viveri, medicinali, energia.
L’intesa, annunciata per primo dal presidente Usa Donald Trump sul suo social Truth, sarà firmata nella mattinata di oggi e successivamente approvata dal governo israeliano, già all’uopo convocato. La trattativa indiretta fra Israele e Hamas è stata condotta a Sharm-el-Sheick, in Egitto, ed è stata mediata da Egitto, Qatar, Turchia e Usa.
I media riferiscono di una emotiva telefonata tra Trump e il premier israeliano Benjamin Netanyahu una volta fatto l’accordo: Netanyahu ha invitato Trump alla Knesseth, il Parlamento israeliano, E’ possibile che il magnate presidente voli in Medio Oriente al momento dell’attuazione dell’intesa. La liberazione degli ostaggi, almeno di quelli ancora vivi, deve avvenire entro 72 ore dalla firma dell’accordo, cioè entro lunedì.
L’intesa riguarda solo la prima fase del piano di pace convenuto il 29 settembre tra Trump e Netanyahu: restano da definire, fra i punti in sospeso, i tempi e le fasi del disarmo di Hamas e pure del completo ritiro dell’esercito israeliano, che dovrebbe, però, mantenere il controllo di una fascia di sicurezza di un chilometro all’interno della Striscia; i futuri assetti di governo della Striscia, che dovrebbe essere affidata a un’0Amministrazione internazionale; e la formale rinuncia da parte d’Israele all’annessione della CisGiordania e della Striscia.
Ma secondo diversi osservatori, anche così com’è l’accordo apre la via, oltre che a una sospensione delle ostilità e, quindi, al risparmio di vite umane, che è il risultato più importante, a futuri assetti del Medio Oriente: si riaprirebbe il percorso degli Accordi di Abramo e della normalizzazione delle relazioni con Israele dei Paesi arabi e musulmani che hanno spinto su Hamas per l’intesa – ci sono l’Arabia saudita e altre monarchie del Golfo, l’Indonesia, il Pakistan e altri -.
Gaza: le reazioni all’accordo

Fra i titoli fotocopia dei media Usa questa mattina su questo tema – la notizia è giunta intorno all’una di notte, troppo tardi per la stragrande maggioranza dei quotidiani europei, ma in tempo utile per i giornali statunitensi -, il Wall Street Journal scrive che Trump è ora più vicino a centrare uno dei suoi obiettivi di politica estera, cioè fare cessare la guerra a Gaza che dura da due anni.
Martedì scorso, s’è celebrato il secondo anniversario degli attacchi terroristici di Hamas e di altri gruppi palestinesi in territorio israeliano il 7 ottobre 2023, che fecero circa 1200 vittime e portarono alla cattura di 250 ostaggi e che innescarono l’attuale conflitto, che ad oggi ha fatto oltre 67 mila vittime palestinesi, in maggioranza donne e bambini. Poco più di un migliaio i caduti israeliani.
La Fox ha il titolo più trionfale e più impreciso, “Hamas accetta il piano di pace di Trump per porre fine a due anni di guerra e restituire gli ostaggi”. Il New York Times e il Washington Post concordano con il Wall Street Journal: dopo mesi di tergiversazioni e di cambi di rotta, Trump sta per conseguire un importante risultato diplomatico … Il successo nel mediare l’accordo è un test della sua auto-asserita capacità di negoziare e pacificatore”.
Positive le prime reazioni delle organizzazioni internazionali e di molte capitali europee ed ovunque nel Mondo. Ma la stragrande maggioranza dei media Usa osservano prudentemente che l’accordo tra Israele e Hamas riguarda solo i primi passi dell’assetto di pace a Gaza delineato dagli Stati Uniti e non la totalità del piano in 20 punti presentato la scorsa settimana. Le fonti citate dai media Usa precisano che i colloqui si sono concentrati quasi esclusivamente su ciò che accadrà nei prossimi giorni e settimane: il ritiro parziale israeliano da Gaza e lo scambio ostaggi / prigionieri.
I punti più controversi, come la governance di Gaza e il disarmo di Hamas, devono ancora essere negoziati. E, intanto, l’esercito israeliano ha intimato ai palestinesi di non tornare nel Nord della Striscia, che resta zona di combattimento.
Netanyahu definisce l’accordo “un successo diplomatico” e una vittoria morale e nazionale”. Hamas ringrazia Trump e tutti i mediatori. In Israele, i familiari degli ostaggi esultano alla notizia. Lo stesso fanno, con qualche diffidenza, i palestinesi a Gaza, che sperano nella fine della guerra, ma aspettano di vedere davvero cessare i bombardamenti, le morti e la devastazione.