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Guerre: punto, Trump svolta sull’Ucraina e fa ammoina sui dazi; a Gaza, niente tregua

Scritto il 16/07/2025 in versioni diverse, e facendo crasi di pezzi precedenti, per La Voce e il Tempo uscita il 17/07/2025 in data 20/07/2025, il Corriere di Saluzzo del 17/07/2025 e il blog di Media Duemila https://www.media2000.it/trump-svolta-su-ucraina-caos-sui-dazi-e-a-gaza-niente-tregua/

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Guerre, punto – La svolta di Trump sull’Ucraina è “un fatto grosso”, ma “probabilmente non lo è per Putin”: la Cnn e buona parte dei media Usa sono scettici sull’impatto che la giravolta del magnate presidente verso il leader russo potrà avere sul conflitto che da 41 mesi insanguina il Paese invaso e atterrisce tutta l’Europa. Ci si chiede fin dove Trump si spingerà nel sostegno all’Ucraina e fin quando durerà l’irritazione con la Russia, tanto più che il magnate presidente non cessa di ripetere che “questa non è la mia guerra” e puntualizza che lui non sta né con Kiev né con Mosca.

Interrogativi giustificati dalla volubilità di Donald Trump, con la protervia l’unico suo tratto costante. Ma un effetto la giravolta da sodale di Putin a improbabile spalla del presidente ucraino Volodymyr Zelensky l’ha già avuto: i senatori repubblicani, dei veri e propri ‘quacquaracqua’, hanno cambiato posizione a 180° e, pur di non contrariare il vendicativo presidente, dopo essere stati sempre ostili agli aiuti all’Ucraina, quando li chiedeva Joe Biden, sono ora pronti a sostenerli.

In che misura tutto ciò inciderà sull’andamento della guerra e se ne accelererà la conclusione non è per nulla chiaro. Ma lo spostare l’attenzione sull’Ucraina è stata un’altra genialata tattica di Trump, dopo che, con la ‘guerra dei 12 giorni’ di Israele all’Iran e il suo bombardamento delle installazioni nucleari iraniane, aveva puntato l’attenzione sul Medio Oriente: sosteneva di avere radicalmente eliminato la minaccia atomica iraniana e nutriva la speranza di una tregua di 60 giorni nella Striscia di Gaza.

Ma l’entità dei danni inferti ai programmi nucleari iraniani è contestata e la tregua non s’è (ancora?) concretizzata. Anzi, la visita a Washington del premier israeliano Benjamin Netanyahu non ha dato alcun risultato, mentre in Israele si rischia una crisi di governo innescata dagli estremisti religiosi della risicata maggioranza. Intensificare il conflitto nella Striscia e ammazzare palestinesi possono rivelarsi antidoti alla caduta del governo: mercoledì mattina, le cronache riferiscono dell’ennesima strage Khan Younis a un posto di distribuzione degli aiuti umanitari gestiti dalla ormai famigerata Gaza Humanitarian Foundation: una ventina di vittime, nella calca innescata – dice la Fondazione, da Hamas. E’ solo l’ennesimo episodio di questo genere e neppure il più grave,

Di fronte ai fallimenti mediorientali, Trump sposta l’attenzione altrove: riapre ‘la guerra dei dazi universale’; e fa una giravolta sull’Ucraina. Sui dazi, finora è tutta ‘ammoina’: Trump ha solo spostato, con una raffica di lettere ultimative, la scadenza dei negoziati dal 9 luglio al 1° agosto – ci torneremo -.

Guerre: Ucraina, Putin deve chiuderla in 50 giorni, se no ‘armageddon’ sanzioni
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Lunga telefonata tra i presidenti Usa Donald Trump e russo Vladimir Putin (Fonte: Facebook)

Sull’Ucraina, Trump dà 50 giorni alla Russia per chiudere la guerra e trovare un’intesa con Kiev. Altrimenti, Mosca dovrà fare fronte a sanzioni di straordinaria durezza, una sorta di ‘armageddon’. Ma ci sono dubbi sull’efficacia delle misure e il New York Times s’interroga in modo esplicito sull’affidabilità del magnate presidente, che ha spesso cambiato posizione in questi primi sei mesi del suo secondo mandato: dall’iniziale palese ostilità nei confronti di Zelensky all’attuale ostentata irritazione verso Putin, ‘giri di valzer’ basati più su percezioni personali che su calcoli politici.

Lunedì, ricevendo nello Studio Ovale il segretario generale dell’Alleanza atlantica Marc Rutte, Trump ha annunciato un accordo con la Nato per inviare armi all’Ucraina, “pagate dagli europei”, che le compreranno dagli Stati Uniti e le trasferiranno a Kiev. I primi Patriot – assicura Trump – saranno in Ucraina a breve: la Germania vuole comprane due, la Norvegia uno, per darli a Kiev.

Il magnate presidente ha anche ribadito di essere “deluso” da Putin ed ha minacciato alla Russia “drastiche conseguenze”, se il leader del Cremlino non concluderà un’intesa sulla fine della guerra entro l’inizio di settembre: “sanzioni al 100%” a chi commercia con Mosca e le consente d’aggirare le misure già esistenti.

Un avvertimento che “Putin dovrebbe prendere più sul serio di quanto non stia facendo ora”, commenta Rutte, che continua a interpretare il suo ruolo di ‘cavalier servente’ del presidente Usa e trova “giusto” che gli europei paghino gli aiuti degli Usa all’Ucraina. Quale ne sia la ‘ratio’ non è, però, evidente: come se il sostegno all’Ucraina fosse un onere e un impegno solo europeo e non atlantico o occidentale.

Per la Cnn, Kiev ha motivo di guardare con speranza, ma anche con delusione nelle decisioni Usa, perché, in pratica, Trump dà carta bianca a Putin per sette settimane. Considerazioni analoghe fa Kaja Kallas, la ‘numero uno’ della diplomazia europea: “50 giorni è un periodo troppo lungo”. Mosca, che ha già intensificato gli attacchi notturni sulle città ucraine, potrebbe fare il massimo sforzo bellico di qui a fine agosto e dichiarare poi raggiunti i suoi obiettivi.

La Fox sceglie di mettere in risalto il ruolo nella vicenda della first lady Melania Trump, presentata come ‘la first lady della pace’. E’ stata lei, infatti, a rendere evidente agli occhi di Trump “l’inganno di Putin”: quando il marito le raccontava delle sue “eccellenti telefonate” con il presidente russo, lei replicava “Strano. Ha appena bombardato di nuovo le città ucraine”.

Le osservazioni di Melania sarebbero all’origine dell’irritazione verso Putin pubblicamente espressa da Trump, al punto da definire “stronzate” le affermazioni del leader russo. Il Washington Post osserva che il magnate presidente “indurisce l’atteggiamento verso Mosca, dopo mesi di frustrazioni per gli infruttuosi negoziati” tra le due parti – due round sostanzialmente a vuoto e un terzo mai concretizzatosi -.

In ottica europea, Le Monde scrive: “Trump prende atto dei suoi fallimenti sulla guerra in Ucraina e promette armi a Kiev, , tramite gli alleati europei, e minaccia sanzioni a Mosca, cioè dazi del 100% ai partner commerciali della Russia, se una tregua non viene concordata entro cinquanta giorni”.

Nell’atteggiamento di Trump, restano, però, ambiguità. Il presidente è ora favorevole a dare all’Ucraina nuove armi, ma vuole evitare una rottura vera e propria con Putin; e non ha ancora deciso se fornire o meno all’Ucraina missili a medio-lungo raggio. Alla domanda di un giornalista della Cnn se abbia fiducia in Putin, Trump risponde: “Io non ho fiducia praticamente in nessuno”.

La Casa Bianca non smentisce, ma minimizza, la portata di un brandello di conversazione, risalente al 4 luglio, tra Trump a Zelensky. Trump chiede: “Potresti colpire Mosca?”. Zelensky risponde: “Possiamo farlo, se ci date le armi”. La lettura ufficiale è “Solo una domanda, non un’incitazione”. Per colpire Mosca, o San Pietroburgo, l’Ucraina dovrebbe disporre di missili Tomahawk, la cui fornitura non è inclusa nei pacchetti di aiuti finora previsti. Attualmente l’Ucraina ha 18 Atacms e gli Usa potrebbero autorizzarne l’uso per colpire il territorio russo.

Dinanzi alle frasi di Trump, Putin non si scompone. Anzi, secondo la Reuters, che cita fonti “vicine al Cremlino”, il leader russo intende proseguire la guerra, fino a quando l’Occidente non accetterà le sue condizioni. Secondo Axios, nella telefonata con Trump del 3 luglio, Putin rivelò di volere condurre un’offensiva nell’Ucraina dell’Est nei prossimi due mesi, così da completare la conquista di quelle regioni che i russi si sono già annessi: fosse vero, i 50 giorni di Trump coinciderebbero con i due mesi di Putin.

A Kiev, nel frattempo, Zelensky, che ha ricevuto l’inviato Usa Keir Kellogg, ha deciso un rimpasto di governo e ha nominato nuovo premier la ministra dell’Economia Yulia Svyrydenko, al posto del dimissionario Denys Shmyhal.

L’accelerazione americana al dossier ucraino fa seguito a una settimana in cui l’iniziativa, sia pure solo verbale e diplomatica, pareva in mani europee. Dalla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, svoltasi a Roma giovedì e venerdì 10 e 11 luglio, la quarta della serie – la prossima sarà in Polonia nel 2026 -, sono usciti accordi e progetti in ogni settore, infrastrutture, trasporti, energia, tecnologia, agricoltura, ricerca, istruzione, disabilità.

E i Paesi cosiddetti Volenterosi, riunitisi negli stessi giorni a Londra sotto l’egida franco-britannica, ma per la prima volta presenti gli Stati Uniti, hanno confermato l’intenzione di raccogliere un contingente a protezione dell’Ucraina una volta concluso il conflitto. Un’idea che non piace alla Russia: il portavoce di Putin Dmitry Peskov dice “Lo schieramento in Ucraina vicino alle nostre frontiere di contingenti militari stranieri è per noi inaccettabile”.

Guerre: MO, massacro continuo nella Striscia di Gaza, sommossa in Siria
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Un’immagine di devastazione a Gaza (Fonte: Ytali)

I colloqui a Doha, in Qatar, per una tregua nella Striscia, sembrano essersi arenati, anche se le parti dichiarano la volontà di trovare un accordo per un cessate-il-fuoco e il rilascio di ostaggi – ne restano una cinquantina, una ventina dei quali sarebbero ancora vivi -. In particolare, Netanyahu mostra flessibilità sul ritiro dell’esercito israeliano e sul contestato progetto di una ‘città umanitaria’ a Rafah.

Ma i palestinesi accusano il premier “di bloccare un ciclo di negoziati dopo l’altro”, mentre la sorte del suo governo è in bilico: gli ultra-religiosi vogliono che il conflitto continui, ma vogliono anche conservare l’esenzione dalla chiamata alle armi, un tema sempre più controverso con il protrarsi della guerra. Se venisse meno la maggioranza alla Knesset, Netanyahu dovrebbe indire elezioni ed esporsi al rischio di perderle, anche se l’esito del voto si profila estremamente incerto.

Nella Striscia, bombardamenti e rastrellamenti proseguono: l’esercito israeliano annuncia l’eliminazione “con metodi di combattimento unici” di oltre cento esponenti di Hamas a Jabaliya, nel Nord della Striscia; ma ammette pure vittime civili per non meglio specificate “malfunzioni d’arma”. Un missile su un sito di distribuzione dell’acqua ha fatto decine di morti, fra cui almeno otto bambini: è solo uno dei tanti episodi crudeli e cruenti di questo conflitto lungo oltre 21 mesi.

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Opposition fighters celebrate after the Syrian government collapsed in Damascus.(Omar Sanadiki AP)

Israele ha anche compiuto incursioni in Siria, a protezione dei drusi, una minoranza protagonista, nei giorni scorsi, di scontri letali con forze governative e tribù beduine. Nel Paese, che non ha ancora superato 14 anni di guerra civile, c’è un clima di violenza latente: gli incidenti hanno fatto decine di vittime e sono scoppiati lunedì, dopo che un druso era stato attaccato a un posto di blocco beduino.

Guerre: dazi, Ue vuole continuare a negoziare con Usa, ma prepara contro-misure

… di qui in avanti https://giampierogramaglia.eu/2025/07/14/dazi-ue-negozia-usa-contro-misure/ …

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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