Ambiguità e verità attorno alla scelta di Politico.eu di preferire l’immagine di Meloni ai consumati leader europei come personalità dell’anno.
Come si sa nel sistema dell’informazione vige l’antica regola che un cane che morde un uomo non fa notizia. Ma se, per una volta, è l’uomo che morde il cane è probabile che la notizia entri in agenda. Insomma, l’inusualità di comportamenti, un certo modo di essere in controtendenza, producono curiosità. E la curiosità fa ascolti e letture.
Questo paradigma va applicato anche nell’occasione recente in cui un giornale internazionale reputato come Politico, che nella sua edizione europea annualmente incorona l’uomo politico europeo più potente dell’annone che per il 2024 ha scelto Giorgia Meloni senza dover mutare la dicitura del “premio”. Nominandola pertanto
“l’uomo politico più potente d’Europa”[1].
Politico Europe, diretto da Matthew Kaminski, è l’edizione europea della testata giornalistica americana Politico che si occupa degli affari politici dell’Unione europea. La sua sede si trova a Bruxelles con redazioni a Londra, Berlino, Varsavia, Parigi e Francoforte.
Nel settembre 2014, Politico ha costituito una joint-venture con l’editore tedesco Axel Springer per lanciare la sua edizione europea.
Nel giugno 2018, per il secondo anno consecutivo, l’indagine annuale ComRes/Burson-Marsteller tra esperti europei, ha nominato Politico Europe
“la pubblicazione più influente sugli affari europei”.
Nonostante la relativa novità rispetto al panorama mediatico di Bruxelles, Politico Europe si è classificato al di sopra di pubblicazioni affermate come The Financial Times, BBC, The Economist, Euractiv e Wall Street Journal. Ogni anno Politico Europe premia l’uomo più potente d’Europa, con il premio Europe 28. Per la reputazione della testata e per il trattamento appunto inusuale della scelta del 2024, la notizia non è stata sottovalutata dai media italiani e quindi, nel dicembre 2024, è stata diffusamente commentata.
Perché dico inusuale? Perché l’analisi sull’operato dell’esponente politico che viene scelto annualmente non viene fatta in punto di valutazione di scienziati politici sul rendimento, l’efficacia, la qualità giuridico-amministrativa, eccetera, ma rispondendo a un fattore pragmatico che – nella visione americana delle cose europee – risponde a questa domanda:
“Se sei Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo e consigliere chiave del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, chi chiami se vuoi parlare con l’Europa? Il numero che chiami è quello di Giorgia Meloni”[2].
Ho letto letteralmente l’attacco del pezzo di Politico Europe per annunciare e argomentare la scelta – e questo è un secondo elemento narrativo brillante – di Giorgia Meloni come l’uomo più forte, ovvero più potente d’Europa. Dobbiamo tenere conto che l’immagine ormai pesa di più delle valutazioni scientifiche nelle pagelle del sistema mediatico. E farci i conti. Anche quando queste valutazioni contengono elementi di bizzarria o per lo meno di ambiguità non del tutto valutati. Né dai soggetti che formano la notizia e a volte nemmeno da chi li commenta.
Ma così è fatta la “rappresentazione” nel nostro tempo.
La discussione – dunque più o meno approfondita – sui media italiani sulle motivazioni e l’incidenza di questo fatto si è svolta con intensità, proprio fra l’11 e il 13 dicembre 2024. Per questo – occupando un certo spazio nella rappresentazione soprattutto internazionale delle cose italiane – occorre darne conto. Ciò che appare come una diffusa lettura è l’emergere di Giorgia Meloni per difetto della classe politica in senso ampio anche sua avversaria sia in Italia che in Europa. A cui si aggiungono due connotati:
- il valore della stabilità di un governo;
- l’equilibrio tra la coerenza con il proprio elettorato all’interno (cioè, il posizionamento di destra) con lo spiccato orientamento euro-atlantico in politica internazionale e la propensione al centro nella politica europea; fino ad avere indotto l’allargamento della stessa maggioranza politica europea per esserne in qualche modo parte.
I commenti nella stampa italiana
Le sfumature dei commenti naturalmente trattano questa architettura chi come abilità, chi come opportunismo, chi come laboratorio di sdoganamento.
Faccio qualche esempio, scegliendo opinioni in un certo arco di posizioni politico-editoriali.
È il Manifesto a sostenere che Politico scambia per realismo quello che appunto giudica come opportunismo. Opportunismo fondato su un patto che si configura così:
“Bruxelles non indaga sul passato e Meloni appoggia senza riserve l’economia di guerra 2025 che l’Europa ha avviato”.
Lo scrive Roberto Ciccarelli che aggiunge:
“Con quell’espressione Strongman si esprime la diatriba antifemminista, ovvero la guerra delle idee contro la retorica della sinistra”.
Per Il Sole 24 ore è la tendenzialità verso il centro dell’equilibrio politico europeo a contare in questo riconoscimento in aggiunta al valore, per il sistema di impresa, rappresentato dalla dimostrazione di durata e stabilità.
Per La Repubblica l’affermazione è dovuta alla debolezza degli avversari e alla suggestione (nel sistema americano e globale dell’affermazione di Trump) del valore della spavalderia nell’agire politico contro il carattere sbiadito e indifferenza del prevalente agire della politica europea.
Sul Corriere della Sera, Francesca Basso scrive:
“Un’ascesa a dispetto di chi a fine giugno, dopo il voto contrario alla riconferma di Ursula von der Leyen e alla nomina di Antonio Costa presidente del Consiglio europeo e di Kaja Kallas Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, aveva pronosticato un futuro grigio in Europa per Giorgia Meloni, dipinta isolata al tavolo dei leader, dimenticando che a Bruxelles prevale sempre il pragmatismo”.
Per l’Avvenire (Marco Iasevoli) ha contato la abilità di Meloni di non rinnegare le sue posizioni di tradizione in Italia prendendo da Berlusconi la staffetta di puntare verso il PPE in Europa.
Per il Riformista (diretto da Claudio Velardi) c’è anche l’inusualità rispetto ai leader italiani che hanno puntato a cambiare il paese (da Mussolini a Craxi, da Berlusconi a D’Alema a Renzi) scoprendo, alla fine, che il paese è irriformabile, nel senso – praticato da Meloni – di stabilirlo in partenza questo paradigma e di dedicarsi come scelta prioritaria alle relazioni euro-internazionali vestendo i rispettabili panni dei conservatori.
La Stampa (l’articolo è di Fabio Martini) sceglie un’espressione di ambiguità nell’intitolare la notizia:
“Un camaleonte che va oltre le aspettative”.
Per Domani – a firma di Salvatore Bragantini – si tratta di uno svarione:
“La notizia della morte del motore franco-tedesco è grandemente esagerata. La premier poteva usare il potere che ha per affrontare i problemi italiani ma se ne guarda bene; come uno Zelig muta posizioni a seconda dell’interlocutore, ma alla lunga il principio di non contraddizione, sfidato, si vendica”.
Aggiungo nel percepito delle interpretazioni un frammento di discussione diciamo così “di base”. A margine di una discussione milanese sui due anni del governo Meloni presso il Circolo riformista-progressista “Emilio Caldara” è prevalsa – attorno a questa notizia – l’idea che l’aria che tira in America torna ad essere quella del divide et impera in Europa e che l’apprezzamento a Meloni rientra in una ciclica tendenza a mettere i bastoni tra le ruote dell’integrazione dell’Europa e del suo consolidarsi come global player.
Il lungo pezzo di Politico Europe, che articola il ritratto della premier italiana, dice poi alcune cose di cui tenere conto e che cito tra virgolette:
Che “la rielezione di Trump sta per dare a Meloni ancora più slancio”
Che “nessun membro della sua coalizione osa mettere in scena una sfida interna al suo governo, e l’opposizione irrimediabilmente fratturata ammette apertamente di non poterla sconfiggere”.
Che “prima era liquidata come ultranazionalista, ma poi l’influenza della Presidente del Consiglio italiana su Bruxelles (e anche su Washington) la rende una figura potente a livello mondiale”.
Che – qui per non censurare gli aspetti reazionari della premier italiana – “Meloni ha anche usato il suo otere per colpire gruppi minoritari come la comunità LGBTQ+, che il primo ministro deride come una ‘lobby’ che sta subdolamente tentando di imporre la sua “ideologia di genere” al paese”.
A cui si aggiunge anche la posizione di blocco sulle migrazioni:
“L’ascesa di Meloni ha coinciso con una resa dei conti a livello di blocco con la crisi migratoria, e la politica ha astutamente usato la sua immagine gradevole per far pendere l’Unione Europea verso il suo approccio preferito per affrontare la questione”.
Dove affrontare, dico io, sta per “non affrontare”.
Sul cambiamento delle valutazioni in Europa:
“Molti l’hanno accettata come gradita rappresentante dello Zeitgeist sempre più radicale su entrambe le sponde dell’Atlantico”.
Infine, l’asse con Ursula von der Leyen:
“La complicata relazione di Giorgia Meloni con Ursula von der Leyen sottolinea il potere che detiene attualmente. Il presidente della Commissione ha trascorso mesi a corteggiare la leader di destra nel tentativo di convincerla a sostenere la sua rielezione al vertice lo scorso giugno. Sebbene il primo ministro italiano si sia notevolmente astenuto quando si è svolta la votazione chiave, von der Leyen ha comunque continuato a piegarsi all’indietro per rimanere dalla sua parte”.
Come si vede, con elementi di chiarezza ma anche con alcune approssimazioni, questo è il ritorno di immagine di Giorgia Meloni non tanto dopo due anni di governo in Italia, quanto dopo due anni di prioritario attivismo sulla scena euro-globale.
È una cosa su cui riflettere, forse più accuratamente, rispetto ai primi commenti a caldo. Non c’è, in via di principio, da dispiacersi se l’Italia, comunque rappresentata, trova accoglienza e rispetto nel mondo. C’è piuttosto da affinare la lettura della nostra complessità – che non si sbriga con un tweet – per argomentare meglio (e con voce che il mondo possa ascoltare) sia questo pregio che anche il robusto rovescio della medaglia.
Roma, 14 dicembre 2024
[1] POLITICO 28: Class of 2025 , Giorgia Meloni. Overall No.1 – Italy. The Strongman”Giorgia Politico, 10 dicembre 2024. Cfr. https://www.politico.eu/list/politico-28-class-of-2025/giorgia-meloni/.
[2] Giorgia Meloni. Overall No.1 – Italy. The Strongman”, Politico, loc. cit. alla nota 2.