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Referendum 8/9 giugno: al voto per lavoro e cittadinanza

Scritto il 31/05/2025 per lo Speciale Referendum de Il Settimanale

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Il Settimanale, speciale Referendum – In un momento di crescente disaffezione elettorale, gli italiani sono chiamati a esercitare lo strumento più diretto della loro democrazia: il referendum abrogativo. Cinque i quesiti su cui esprimersi: cinque temi che intrecciano lavoro, diritti e inclusione; cinque schede che richiedono attenzione e consapevolezza. In un Paese dove l’astensione è diventata una scelta sempre più diffusa – talvolta per protesta, talvolta per indifferenza – ricordare che ogni gesto ha un peso diventa fondamentale: la democrazia diretta funziona solo se chi può decidere sceglie di farlo.

Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 – rispettivamente dalle 7:00 alle 23:00 e dalle 7:00
alle 15:00 – si vota per cinque referendum abrogativi. Quattro di questi, promossi dalla
Cgil e da varie associazioni di categoria, ruotano attorno al tema del lavoro; il quinto
riguarda invece la cittadinanza ed sostenuto principalmente da Riccardo Magi di +Europa.

Temi diversi, ma un obiettivo comune: rimettere in discussione scelte politiche passate che
incidono profondamente sulla vita quotidiana e sui diritti.

Referendum 8/9 giugno 2025: i cinque quesiti

Ecco i 5 quesiti:

1. Licenziamenti illegittimi – Si propone di abrogare una norma del Jobs Act, la
riforma sul lavoro introdotta nel 2014 dal Governo Renzi, che limita il reintegro nel
posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, sostituendolo con un indennizzo
economico. Con il sì, si tornerebbe alla possibilità di reintegro per tutti i casi di
licenziamento illegittimo.

2. Indennità per licenziamenti nelle piccole imprese – Attualmente, nelle aziende
con meno di 15 dipendenti, l’indennizzo per licenziamento illegittimo è soggetto a
un tetto massimo. Il referendum propone di eliminare questo limite, permettendo al
giudice di determinare l’importo senza restrizioni predefinite.

3. Contratti a termine – Il quesito mira a limitare il ricorso a contratti a tempo
determinato, abrogando norme che ne hanno esteso durata e proroghe. L’obiettivo
è contrastare la precarizzazione del lavoro e incentivare le assunzioni a tempo
indeterminato.

4. Responsabilità negli appalti – Si propone di reintrodurre la responsabilità solidale
tra appaltatore e committente in materia di sicurezza sul lavoro, anche quando il
rischio professionale deriva dall’attività specifica dell’appaltatore. Nel concreto
significa che, nel caso di incidente, sia l’azienda appaltatrice che quella che ha
commissionato il lavoro sono ritenute responsabili di eventuali risarcimenti.

5. Cittadinanza italiana – Il quinto quesito propone di ridurre da dieci a cinque anni il
periodo di residenza legale richiesto agli stranieri extracomunitari per potere
richiedere la cittadinanza italiana. Non si tratta di un’estensione automatica, ma di
una semplificazione dei tempi per chi vive stabilmente in Italia.

Affinché ciascun referendum sia valido, è necessario che partecipi al voto almeno il 50%
più uno degli aventi diritto. In caso contrario, indipendentemente dal risultato, la legge
oggetto del referendum rimane in vigore. È importante sottolineare che anche votare ‘no’ contribuisce al raggiungimento del quorum. L’astensione invece, spesso sottovalutata o
adottata senza piena consapevolezza, è una scelta per fare fallire il referendum.

Le posizioni dei partiti politici al riguardo sono decisamente variegate. La maggioranza di
centrodestra – Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia – ha invitato i propri elettori a non
partecipare al voto, puntando sull’astensione per impedire il raggiungimento del quorum. Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha dichiarato pubblicamente l’intenzione di fare propaganda affinché i cittadini restino a casa. Matteo Salvini ha affermato che l’8 e il 9 giugno andrà al mare con la famiglia. Anche Antonio Tajani ha dato indicazione per il non voto. Unica eccezione nella maggioranza è Noi Moderati, che ha chiesto ai suoi elettori di ritirare le schede e votare cinque ‘no’.

Per quanto riguarda l’opposizione, invece, il fronte è piuttosto diviso. Alleanza Verdi e
Sinistra sostiene tutti e cinque i ‘sì’. Il Partito Democratico ha espresso una posizione
favorevole, ma al suo interno vi sono divisioni: l’area riformista ha indicato di votare ‘sì’ ai
quesiti sulla cittadinanza e sugli appalti, ma di non ritirare le altre tre schede. Il Movimento
5 Stelle è a favore dei quattro quesiti sul lavoro, ma lascia libertà di scelta su quello
riguardante la cittadinanza, con Giuseppe Conte che ha dichiarato che “l’Italia non è
ancora pronta”.

Carlo Calenda, segretario di Azione, ritiene le proposte della Cgil “puramente ideologiche e peggiorative per i lavoratori”. Italia Viva di Matteo Renzi appoggia solo il quesito sulla cittadinanza, respingendo – ovviamente – quelli che toccano il Jobs Act da lui introdotto.

Gli elettori possono scegliere di votare ‘sì’ o ‘no’ su ciascun quesito, ritirare solo alcune
schede o non partecipare al voto. Per favorire una partecipazione al voto più ampia e
inclusiva, è stata introdotta un’importante novità: studenti e lavoratori domiciliati lontano
dal proprio comune di residenza avranno la possibilità di votare direttamente nella città in
cui vivono. Una misura attesa da tempo, pensata per ridurre gli ostacoli pratici che spesso
impedivano ai fuorisede di esercitare il proprio diritto di voto.

In un contesto politico polarizzato, il vero ago della bilancia sarà la partecipazione. Che si
scelga di votare “sì”, “no” o di non ritirare la scheda, ogni gesto ha un peso. La democrazia
diretta funziona solo se chi può decidere sceglie di farlo.

di Giulia Cifeca-Recinella, Chiara Liuzzo, Eleonora Pittau

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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