Il Settimanale speciale Referendum – I quattro referendum sul lavoro su cui si vota l’8 e il 9 giugno riguardano la tutela dei lavoratori, la loro sicurezza oltre che i loro diritti, sempre più oggetto di abusi tra contratti instabili e licenziamenti ingiustificati.
Quello della sicurezza sul lavoro è un tema più che mai attuale, tornato al centro del dibattito pubblico dopo una lunga scia di incidenti mortali e infortuni che lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha denunciato nel suo discorso del Primo Maggio, evidenziando l’urgenza di un rinnovato impegno per la tutela dei lavoratori.
Nel mirino di due dei referendum relativi ai diritti dei lavoratori, inoltre, è sicuramente il Jobs Act, una serie di decreti legislativi varati nel 2015 dal Governo Renzi, accusati da diversi fronti politici e sindacali di avere favorito le imprese a svantaggio dei lavoratori.
Il voto offre pertanto ai cittadini l’opportunità di incidere su temi concreti, quali la protezione dal licenziamento ingiustificato, l’abuso dei contratti precari, la responsabilità delle imprese in caso di infortunio.
Con un sistema produttivo che fatica a garantire sicurezza e stabilità, il referendum costituisce una cartina al tornasole della volontà collettiva: tornare a un modello più garantista o mantenere la linea della flessibilità. In ogni caso, il primo passo è recarsi alle urne: solo così la voce dei cittadini potrà davvero contare.
Referendum 8/9 giugno: quattro i quesiti sul lavoro
I quattro quesiti sul lavoro sono i seguenti:
1. Contratto a tutele crescenti (scheda verde chiaro) – Il primo quesito propone l’abrogazione del decreto legislativo che ha introdotto il contratto a tutele crescenti: attualmente, in caso di licenziamento illegittimo, il lavoratore ha diritto solo a un indennizzo economico (tra le sei e le 36 mensilità), senza possibilità di reintegro nel posto di lavoro.
L’eliminazione della norma (vittoria del “Sì”) ristabilirebbe il sistema precedente, che prevedeva per il lavoratore la possibilità di reintegro in azienda a seguito di licenziamento per cause ingiustificate, spesso discriminatorie, oltre l’indennizzo economico il cui tetto massimo consisteva in 24 mensilità.
2. Risarcimenti nelle piccole imprese (scheda arancione) – Il secondo quesito intende rimuovere il tetto massimo di indennità (attualmente corrispondente a sei mensilità) ai risarcimenti per licenziamento senza giusta causa nelle aziende con meno di 15 dipendenti. In caso di abrogazione (vittoria del “Sì”), la valutazione economica del danno sarebbe rimessa alla discrezionalità del giudice, con possibilità di risarcimenti più elevati.
3. Contratti a termine senza causale (scheda grigia) – Il terzo quesito prevede l’abrogazione della norma che consente di stipulare contratti a termine fino a
12 mesi senza indicare una causale. Se approvato (vittoria del “Sì”), i datori di lavoro sarebbero obbligati a motivare il ricorso al contratto a termine: l’obiettivo è quello di scoraggiare l’abuso di contratti precari a favore di rapporti di lavoro più stabili.
4. Responsabilità negli appalti (scheda rosso rubino) – Il quarto quesito interviene sulla responsabilità dei committenti in caso di infortuni sul lavoro avvenuti in regime di appalto o subappalto. L’abrogazione della norma attuale (vittoria del “Sì”), per la quale l’azienda committente non è ritenuta responsabile per infortuni causati da rischi specifici
dell’attività affidata a terzi, allargherebbe il perimetro della responsabilità anche al committente.
di Ilaria Annunziata, Giorgia Bovio e Laura Cecchinato