Sembrerebbe un auspicato sussulto della Pubblica amministrazione, che cerca di adeguarsi a una tendenza che ormai ha investito l’intera sfera economica e culturale. In realtà siamo alla vigilia di un salto quantico nell’idea di Stato
Uno Stato intelligente
Si susseguono, nell’indifferenza generale, gli annunci di apparati e amministrazioni statali che si dotano di risorse di intelligenza artificiale. Sembrerebbe un auspicato sussulto della Pubblica amministrazione, che cerca di adeguarsi a una tendenza che ormai ha investito l’intera sfera economica e culturale. In realtà siamo alla vigilia di un salto quantico nell’idea di Stato.
Spazio pubblico e sistema tecnologico dagli anni Ottanta ad oggi
Come ci spiegava uno dei massimi e accreditati filosofi della sovranità, quale è stato Carl Schmitt, lo Stato si caratterizza come l’unico attore istituzionale in grado di proclamare e gestire l’emergenza. Lo stesso Schmitt qualche mese prima di spegnersi, nel 1985, aggiunge che lo Stato era il controllore delle onde elettromagnetiche, indicando con tale espressione quel groviglio di tecniche di connessione ed elaborazione che in quegli anni stava prendendo forma.
Il legame fra spazio pubblico e sistema tecnologico effettivamente è stato al centro del dibattito politico in questi anni. Un legame in cui però, fino a ora, la lepre era la proprietà privata delle innovazioni digitali e le istituzioni pubbliche arrancavano per trovare almeno un ruolo di controllo e una vaga funzione sanzionatoria.
La lentezza degli uffici pubblici è una forma considerata congenita, che nei due secoli che abbiamo alle spalle ha permesso agli interessi proprietari di imporre, in nome di una naturale efficienza, la privatizzazione di larga parte dell’economia e dello stesso modello assistenziale. Diciamo che uno Stato non competitivo è parte di quel welfare sostanziale che permette ai cittadini più intraprendenti e spregiudicati di trovare margini per sottrarsi a regole e controlli.
Il sogno di integrare libertà e uguglianza attraverso tecniche generative di intelligenza artificiale
L’intera suggestione di integrare la libertà con l’eguaglianza, di cui le esperienze del Novecento indotte dalla rivoluzione russa sono naufragate proprio per l’incapacità di dare una accettabile funzionalità e credibilità a quella pianificazione centralistica che doveva assicurare un equilibrio fra le diverse componenti della comunità.
Ma ora, seguendo la tendenza che sta assumendo il sistema delle tecniche generative, con un’accelerazione che fa intravvedere non molto distante un orizzonte in cui l’intelligenza acquisirà un carattere generale, ossia di autosufficienza nel proprio addestramento, non possiamo non chiederci quali effetti registreremo nelle nostre relazioni socio politiche e nel rapporto diretto con gli apparati pubblici.
La massa critica del sistema amministrativo, debitamente supportato da saperi e competenze, è chiaramente in grado di declinare in termini competitivi la connessione fra la disponibilità di grandi entità di dati con l’aggiornamento di sofisticate tecniche automatiche. Tanto più dobbiamo interrogarci in una congiuntura in cui la democrazia liberale è chiaramente in sofferenza, assediata da forze interne al capitalismo che mirano a forzarne il quadro dei diritti e elle opportunità.
Il rischio di deriva autoritaria di una pubblica amministrazione trasformata in un reale grande fratello
Pensiamo a cosa si configurerà nel cuore dell’occidente con una vittoria, certo non improbabile, di Donald Trump alle prossime presidenziali, magari seguita da un’affermazione della destra francese e da una pericolosa deriva reazionaria che si sta delineando nella stessa Germania. Ci troveremmo con una cornice dichiaratamente autoritaria entro cui l’amministrazione statale diverrebbe un reale grande fratello in grado di tracciare ogni nostro sussulto emotivo.
Esattamente come per altro stanno facendo da anni le grandi piattaforme degli OTT. Pensiamo a un apparato fiscale che, congiuntamente a organi di sicurezza nazionali, potrà scannerizzare la nuvola dei nostri comportamenti, incrociando dati ed elaborando predittivamente, come è largamente già possibile, la nostra evoluzione culturale o dei consumi o direttamente elettorale.
Per uno Stato intelligente e partiti altrettanto intelligenti per vorire la crescita di libertà e trasparenza nelle relazioni sociali
Il punto è capire in questo scenario come poter combinare la risorsa, perché tale è indiscutibilmente, di uno Stato efficiente e intelligente, con un incremento di una libertà e di una trasparenza nelle relazioni sociali.
Il buco nero che rischia di squilibrare questa dinamica, rendendo la potenza statale un arbitrio è costituito dalla carenza di forme di auto organizzazione della società civile. In sostanza manca un’articolazione politica che tramite quel reticolo di partiti e infrastrutture sociali possa contrastare derive autoritarie e proporsi di guidare legittimamente la cosa pubblica.
Uno Stato intelligente non può non convivere con partiti altrettanto intelligenti, con organizzazioni in grado di elaborare e applicare la lezione che i sistemi di intelligenza artificiale ci stanno mostrando. Un incremento della potenza degli individui, indotta dall’accesso a risorse e tecniche che permettono di aumentare la nostra sfera operativa, pretende che aumentino, e non certo si riducano semplificandosi, le procedure partecipative che riducano sensibilmente la distanza fra governanti e governati, cosi come fra leader e militanti nei partiti.
Il sogno di Olivetti e la riforma radicale della forma partito delllo Stato ‘dal basso’
Siamo a un bivio: o l’innovazione tecnologica diventa una clava che trasforma anche le democrazie occidentali in quegli stati Orwelliani che vediamo crescere ad oriente, oppure le élite politiche devono mettere mano, a tutte le latitudini ideologiche, a una riforma radicale della forma partito, che faccia i conti con una diversa missione dell’organizzazione politica che ancora oggi risente della ormai inadeguata vulgata del secolo scorso del partito piramide, che l’avventura plebiscitaria ha ulteriormente stressato.
Le stesse forze economiche pensiamo a tutto quel pulviscolo di nuova imprenditoria immateriale che si agita e che fino ad ora si è limitata a reclamare mano libera dalla stretta delle burocrazie statali, ora dovrebbe porsi il problema di come rispondere al quesito che formulò un grande pioniere delle tecnologie digitali e della stessa forma partito, ossia Adriano Olivetti che negli anni Cinquanta, collegando i nuovi progetti della sua azienda per un prototipo di personal computer, quale fu La Programma 101, lanciando un progetto di nuovo partito che non a caso chiamo Comunità, scriveva:
“Se lo Stato deve rivelare all’analisi la perfezione geometrica della sua struttura esso ha pure una vita. Ed è essenziale che questa vita proceda dal basso”.
6 marzo 2024