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Usa 2024: 308, cambia l’anno, non il tono, minacce e insulti

Scritto lo 01/01/2024 per la sezione Usa 2024 del mio sito

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Usa 2024 308 – Chi tocca Trump, muore. Non proprio: è esagerato. Ma, di sicuro, chi tocca Trump riceve minacce di morte: dopo i giudici della Corte Suprema del Colorado, è il turno della segretaria di Stato del Maine Shenna Bellows, che riceve intimidazioni dopo la decisione di squalificare l’ex presidente dalle primarie repubblicane nello Stato. Bellow commenta: “Ero preparata all’ipotesi di minacce… La mia sicurezza è importante, come quella di quanti lavorano con me e hanno pure ricevuto messaggi minatori”.

Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, il tono della campagna elettorale per Usa 2024 non cambia: minacce a parte, insulti e questioni più giuridiche che politiche. Trump continua a distribuire epiteti ai suoi rivali repubblicani e al presidente democratico Joe Biden, “imbroglione e mascalzone”, che “nella sua vita è sempre riuscito a convincere gli altri di essere un bravo ragazzo”. Il magnate, intervistato da Breibart, dice di “non potere credere” che Biden avrà la nomination democratica, data la sua età. “Se lo si paragona a 15 o 20 anni fa, non è più la stessa persona. Non può parlare, non riesce a mettere insieme due frasi”.

230804 Usa 2024 - Donald Trump - Jack Smith
Una combo dei porofili di Donald Trump e Jack Smith

In documenti relativi alla battaglia legale presso la corte d’appello di Washington sulle pretese d’immunità di Trump, il procuratore speciale Jack Smith, che ha istruito l’accusa nel processo sull’insurrezione del 6 gennaio 2021, argomenta che l’ex presidente non ha il diritto all’immunità dalle accuse mossegli, secondo le quali ha cospirato per ribaltare il risultato delle elezioni 2020 e restare al potere. Trump – afferma Smith – “perse le elezioni del 2020… I principi della separazione dei poteri e i testi costituzionali dicono chiaramente che può essere perseguito per gli atti criminali commessi mentre era in carica”.

Usa 2024: Trump e i rischi per la democrazia
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Robert ‘Bob’ Kagan (Fonte: The Intercept)

Il tema dei rischi per la democrazia, in caso di rielezione di Trump, torna nelle dichiarazioni riprese da vari media di tre donne che hanno lavorato con lui alla Casa Bianca e che hanno poi testimoniato di fronte alla commissione della Camera che indagava sull’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Tutte e tre avvertono che il tempo stringe per evitare una seconda Amministrazione Trump, nella quale – dicono – il suo comportamento sarebbe molto peggiore.

“Le persone in generale hanno la memoria corta e possono dimenticare il caos degli anni di Trump”, dice Sarah Matthews, ex vice addetta stampa della Casa Bianca, dimessasi il giorno dell’insurrezione. “Spero ancora che possiamo sconfiggerlo alle primarie, ma il tempo disponibile sta per scadere”. Con Matthews, c’erano Cassidy Hutchinson, ex assistente alla Casa Bianca, e Alyssa Farah Griffin, ex direttrice della comunicazione.

Usa 2024: se sarà eletta, Haley grazierà Trump
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Former South Carolina Gov. Nikki Haley speaks at a campaign town hall in Hampton, New Hampshire, on September 21, 2023 (Fonte: Cnn)

Nikki Haley è pronta a concedere la grazia a Trump se sarà eletta presidente degli Stati Uniti e se l’ex presidente sarà giudicato colpevole nei processi in corso a suo carico. Lo ha detto in un comizio la stessa candidata alla nomination repubblicana, sostenendo che il farlo sarebbe nell’interesse dell’Unione perché consentirebbe di voltare pagina e di non parlare più del magnate: “Un leader deve pensare a quel che è nel miglior interesse del Paese… E non è nel miglior interesse del Paese avere un uomo di 80 anni in prigione”.

Usa 2024: DeSantis ha speso 160 milioni nel 2023, con scarsi risultati
230525 Usa 2024 - Ron DeSantis con la famiglia
Il governatore della Florida Ron DeSantis e la sua famiglia, la sera della rielezione l’8 novembre 2022 (Fonte: TAG 24)

Ron DeSantis ha speso per la sua campagna elettorale più di 160 milioni di dollari nel 2023, senza però riuscire ad affermarsi come l’anti-Trump e scivolando, anzi, al terzo posto nella corsa alla nomination repubblicana, dietro Haley. Per il governatore della Florida, la responsabilità di quanto avvenuto è dei democratici che, con le loro incriminazioni, hanno spinto la campagna di Trump.

“Se potessi cambiare una sola cosa, mi augurerei che Trump non fosse stato incriminato. Questo ha tolto molto ossigeno” alla corsa alla Casa Bianca, ha detto di recente DeSantis. Un’analisi condivisa da molti analisti repubblicani e democratici, ma non sufficiente a spiegare il flop del governatore.

gp
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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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