Dopo i ministri della Difesa, si parlano i generali: Russia e Usa tengono vivo il dialogo militare, mentre tra Mosca e l’Ucraina quello diplomatico resta congelato. Giovedì scorso, il capo del Pentagono Lloyd Austin aveva chiamato il ministro della Difesa Serguiei Shoigu. Ieri, i capi di Stato Maggiore Usa e russo, i generali Mark Milley e Valery Gerasimov, hanno discusso, in una telefonata, “questioni di reciproco interesse, compresa la situazione in Ucraina”. Anche stavolta, la chiamata è partita da Washington, dove il Senato Usa dà l’ok a nuovi aiuti all’Ucraina per 40 miliardi di dollari.
E’ chiaro l’interesse reciproco degli apparati militari russo e statunitense a evitare che l’invasione dell’Ucraina degeneri per errore in un conflitto aperto. Le telefonate sono uno strumento per avere un canale di dialogo, mentre Kiev nega la possibilità di “un cessate il fuoco senza il ritiro totale delle truppe russe” – parola del capo negoziatore Mikhailo Podolyak –: “Non siamo interessati a una nuova Minsk e al ritorno della guerra tra pochi anni”.
La Russia, dal canto suo, si dichiara pronta a riprendere i colloqui con l’Ucraina “quando Kiev sarà pronta a farlo”, dice il vice-ministro degli Esteri Andrei Rudenko. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, avverte che il futuro dei territori ucraini sotto controllo russo sarà deciso “in base alla volontà dei residenti locali”: frase che anticipa referendum e annessioni. Quanto alla riapertura dei porti, sollecitata per evitare una crisi alimentare mondiale, la Russia la farà “se l’Occidente eliminerà le sanzioni sull’export”, dice Rudenko.
In missione in Ucraina, il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher, afferma che “la Santa Sede e lo stesso Santo Padre sono disposti a fare tutto il possibile”, in contatto con Ucraina e Russia. Finora senza esito.
Non di annessioni, ma di adesioni si parla a Washington, dove il presidente Usa Joe Biden saluta l’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia ricevendo alla Casa Bianca il presidente Sauli Niinisto e la premier Magdalena Anderson. Biden parla di “momento storico”; nota che “la Nato è l’Alleanza più potente al Mondo … efficace e necessaria come non mai … indispensabile”; dà “forte sostegno” all’ingresso di Finlandia e Svezia, che rispettano “tutti i criteri” atlantici.
A Bruxelles, il segretario generale Nato Jens Stoltenberg vede la premier danese Mette Frederiksen e dice: “Le preoccupazioni di sicurezza di tutti gli alleati devono essere presi in considerazione …, ma conto che si arrivi presto a una decisione: con l’ingresso di Finlandia e Svezia, il 96% degli europei vivrà nella Nato”. Resta da convincere la Turchia: per ammorbidirla, Niinisto assicura “Prendiamo il terrorismo in modo serio, e lo combattiamo. Siamo pronti a discutere con Ankara tutte le sue preoccupazioni”.
Lo stallo negoziale va di pari passo con quello militare. Almeno 12 persone sono rimaste uccise e altre 40 ferite ieri in bombardamenti russi sulla città di Severodonetsk, nell’est dell’Ucraina, quasi circondata. E almeno un civile è morto all’alba nell’attacco ucraino sul villaggio russo di Tyotkino, nella regione di Kursk, vicino al confine.
Per Stoltenberg, “la Russia non ha raggiunto i suoi obiettivi in Ucraina: ha dovuto abbandonare Kiev e Kharkiv, l’offensiva nel Donbass è in stallo”. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba denuncia “l’ambiguità strategica sulla prospettiva europea dell’Ucraina di alcune capitali europee … Non ci servono surrogati dello statuto di candidato all’adesione all’Ue, che sono un trattamento di seconda classe del nostro Paese”.
L’attenzione resta puntata sull’acciaieria Azovstal, a Mariupol: non tutti i miliziani del battaglione Azov ne sarebbero già usciti. Il vice-comandante e portavoce Svjatoslav Palamar avrebbe lasciato l’impianto siderurgico, divenuto l’ultima ridotta della resistenza ucraina. Le fonti russe segnalano 1.730 soldati ucraini arresisi e fatti prigionieri. La Croce Rossa registra le identità di chi lascia l’AzovStal, ma non segue i convogli.
“Le misure per evacuare i soldati ucraini da Mariupol continuano”, dicono le forze armate ucraine, esprimendo fiducia che “la parola data dai russi verrà mantenuta”: un riferimento all’incolumità e alla sicurezza delle truppe nelle mani dei russi.
A Kiev, il sergente russo Vadim Shishimarin, 21 anni, a processo per crimini di guerra e l’omicidio d’un civile di 62 anni disarmato nella regione di Sumy, ha chiesto perdono. E sale a 231 il numero dei bambini ucraini uccisi, con 427 feriti, in 85 giorni di guerra – il computo è ucraino -.
La Bielorussia acquista dalla Russia “la quantità necessaria” di sistemi missilistici antiaerei S-400 e tattici Iskander. Lo ha annunciato il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, citato dalla Belta: “L’ho concordato con il presidente russo Vladimir Putin”.