Una ripartenza in tre fasi dell’economia americana: è il piano di Trump per rimettere in moto l’America, tramortita dall’epidemia di coronavirus che presto avrà fatto 34 mila morti, un terzo appena del cammino di lutti pronosticato dagli esperti. “Tre passi, uno dopo l’altro, non tutti insieme”, dice Trump sostenendo che il picco del contagio è stato superato; tra un passo e l’altro dovranno passare almeno 14 giorni.
Frasi scandite nell’ora più buia dell’epidemia negli Usa: 4.591 decessi in un giorno, quasi il doppio del record precedente di 2.569 morti, secondo il WSJ. La Johns Hopkins University situa il totale delle vittime oltre le 33 mila e dei contagiati oltre i 670 mila.
I crolli dell’economia e dell’occupazione, e l’insofferenza di molti cittadini, inducono il presidente a riaprire l’America il primo maggio, lasciando margini di manovra ai governatori: chi lo vorrà potrà bruciare le tappe, 29 Stati su 50 potrebbero agire in tempi più serrati.
Con il suo piano, Trump, dunque, rinuncia ai “pieni poteri” che aveva rivendicato, ma torna a prendersela con la Cina e con Biden e Obama: la Cina avrebbe più decessi degli Usa e li terrebbe celati – non ve ne sono prove e il rapporto attuale è di dieci a uno -; Biden e Obama “furono un disastro nel gestire l’influenza suina H1N”, quando “17 mila persone morirono inutilmente e per incompetenza” – altre affermazioni non suffragate da fatti e prove -.
Per tutta risposta, Andrew Cuomo, il governatore dello Stato di New York, il più colpito, proroga il lockdown delle attività non esiziali fino al 15 maggio; e fa scattare l’obbligo di mascherina in pubblico, quando non si possa mantenere la distanza di sicurezza.
Due terzi degli americani, il 65%, criticano la risposta, troppo lenta, di Trump all’epidemia: stando a un sondaggio del Pew, pensano che il presidente abbia minimizzato, o sotto-stimato, il contagio.