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Iran: Teheran le sbaglia tutte, Trump ci azzecca sempre

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Nel gioco al rialzo della tensione con l’Iran azzardato a inizio 2020, con l’uccisione del generale Qasim Soleimani, il presidente Donald Trump le azzecca quasi tutte. E gli ayatollah non ne fanno una giusta: scelgono l’opzione della risposta a salve, per disinnescare l’escalation verso il conflitto, ma, volendo essere moderati, danno l’impressione di essere intimoriti; e, per di più, non volendo fare vittime, abbattono per errore un aereo di linea: 176 morti civili, uomini, donne, bambini.

L’ammissione è arrivata all’alba di ieri, dopo che accuse precise era già state formulate dall’Ucraina – il Paese del Boeing 737 centrato da un missile – e dal Canada, il Paese che, dopo l’Iran, aveva più cittadini a bordo, oltre che da Stati Uniti, Gran Bretagna, Nato.

Citando fonti militari, la tv di Stato riconosce che l’Iran aveva “involontariamente” abbattuto l’aereo di linea ucraino “per un errore umano” e assicura che i responsabili saranno individuati e puniti: l’assunzione di responsabilità giunge inattesa, un esercizio di trasparenza che impressiona l’Occidente, ma che esacerba i contestatori del regime in Iran.

Le Forze Armate iraniane spiegano che il Boeing precipitato poco dopo il decollo dall’aeroporto ‘Imam Khomeini’ di Teheran era stato “erroneamente” e “involontariamente” preso di mira dalle forze di difesa aerea iraniane, che lo hanno scambiato per un “aereo nemico”. Poche ore prima, missili iraniani erano caduti su basi militari irachene utilizzate da militari americani e di altri Paesi, fra cui l’Italia, della coalizione internazionale anti-Isis: la contraerea iraniana era sul chi vive, il tempo di decisione e reazione era di 10″ e – altro tragico errore – lo spazio aereo iraniano non era stato chiuso al traffico civile.

Ci sono state manifestazioni di solidarietà studentesche per le 176 vittime; e poi proteste aperte, ed eccezionali, contro il comandante supremo delle forze armate, ovvero l’ayatollah Ali Khamenei, la massima autorità iraniana, colui che ha deciso di dire la verità.

La polizia è intervenuta con lacrimogeni, proiettili di vernice, manganelli, contro i dimostranti che chiedevano a gran voce le dimissioni della Guida Suprema, scandendo slogan come ‘Comandante, dimettiti!’, ‘Referendum per la costituzione’, ‘Il nostro nemico è qui, è una bugia che sono gli Usa’. Oltre che a Teheran, proteste analoghe vengono segnalate a Mashhad, nel Nord-Est. Video che girano sui social mostrano persone che corrono nelle strade attorno all’Università di Teheran.

Molte celebrità locali, tra cui artisti, attori ed atleti hanno postato sui propri social testimonianze di solidarietà con le vittime del disastro aereo e critiche al sistema. Una protesta è annunciata oggi pomeriggio in piazza Azadi.

L’ammissione è arrivata dopo 72 ore di tergiversazioni e tentennamenti. “Non è una buona mattina, ma almeno ci ha portato la verità”, ha commentato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Justin Trudeau, premier canadese, chiede “giustizia per le vittime”.

Come è stato possibile?, ci si chiede. Gli americani sanno che errori del genere possono succedere: il 3 luglio 1988, l’Airbus A300 del volo IranAir 655, appena decollato da Bandar Abbas per Dubai con 290 persone a bordo, fra cui 66 bambini, venne abbattuto da un missile tirato dall’incrociatore Usa Vincennes sullo stretto di Hormuz: era stato scambiato per un caccia iraniano ostile. Gli Usa espressero rammarico per l’avvenuto e, dopo otto anni, concordarono un risarcimento ai familiari delle vittime, ma non ammisero mai la loro responsabilità né si scusarono con l’Iran.

Per il ministro degli Esteri iraniano Zarif, “l’errore umano” è accaduto nel “momento di crisi causato dall’avventurismo degli Usa”. Il presidente Rohani parla di “errore imperdonabile”, senza cercare scuse. E il comandante della forza aerea delle Guardie rivoluzionarie, generale Amirali Hajizadeh, appare prostrato: ” Avrei preferito morire piuttosto che veder accadere un fatto simile. Me ne prendo la responsabilità e accetto qualsiasi decisione le autorità prenderanno”. Scusandosi e porgendo le condoglianze alle famiglie delle vittime, le Forze armate iraniane assicurano presto “riforme essenziali nei processi operativi per evitare simili errori in futuro”.

Dagli Usa, Trump evita, a caldo, commenti. L’Unione europea decide che le sue compagnie aeree evitino per il momento lo spazio aereo iraniano.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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