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L’incaricato d’affari degli Usa in Ucraina Bill Taylor e un funzionario del Dipartimento di Stato. responsabile per l’Ucraina, George Kent, aprono oggi la sfilata dei testi in udienza pubblica davanti alla Commissione Intelligence della Camera che istruisce l’indagine sull’impeachment del presidente Donald Trump, scaturita dal cosiddetto Ukrainegate, cioè lo scambio tra aiuti militari all’Ucraina e l’apertura di un’indagine a Kiev nei confronti dei Biden padre e figlio, Joe e Hunter. Ci sarà pure Marie Yovanovitch, l’ambasciatrice degli Usa in Ucraina rimossa perché ostile al ‘quid pro quo’.
I testi compaiono a dispetto dell’indicazione venuta dalla Casa Bianca di non deporre nell’indagine. A porte chiuse, Taylor, che i democratici considerano un teste d’accusa chiave, ha già dichiarato che l’Amministrazione Trump usò gli aiuti militari come strumento per cercare di convincere l’Ucraina ad aprire un’inchiesta sui Biden. Kent, invece, ha detto di avere ritenuto le pressioni per l’apertura dell’inchiesta, fatte dall’avvocato del presidente Rudy Giuliani, una ”breccia nello stato di diritto”.
Altri personaggi, come Mick Mulvaney, il capo dello staff ad interim della Casa Bianca, e John Bolton, ex segretario per la sicurezza nazionale, cercano, invece, un avallo legale al loro coinvolgimento nell’inchiesta e hanno chiesto ai giudici federali di dire se sono tenuti o meno a presentarsi. Mulvaney non ci tiene, Bolton pare invece ansioso di esprimersi.
I democratici, che sono in maggioranza alla Camera, hanno scelto per le audizioni la più grande sala a ciò destinata della Camera, quella di solito utilizzata dalla Commissione Ways and Means, che ha uno spazio colonnato che rende bene in televisione. La audizioni sono condotte dal presidente della Commissione, il democratico Adam Schiff, e dalla sua controparte repubblicana Devin Nunes.
Schiff e Nunes si divideranno l’ora e mezzo di interrogatorio, in due segmenti da 45′ ciascuno. Domande potranno anche essere fatte dagli avvocati degli staff: Daniel Goldman, ex giudice istruttore federale a Manhattan, s’è appena aggiunto al team dei democratici; Steve Castor, specialista in indagini del Congresso, cui partecipa dal 2005, a quello dei repubblicani.
Uno dei punti da chiarire è perché Trump abbia visto nell’Ucraina, uno dei Paesi europei più deboli e più poveri, una soluzione ai suoi problemi politici interni, trasformando una telefonata di 30′ con il leader ucraino Volodymyr Zelensky in una grossa minaccia sulla sua presidenza. Trump s’appresta a diffondere il transcript di una sua prima telefonata con Zelensky, poco dopo l’elezione, accompagnando il gesto con l’affermazione di essere “il più trasparente presidente dell storia”.
La scorsa settimana, la Camera ha pubblicato i transcript di numerosi testi sentiti a porte chiuse. Fra gli ultimi resoconti pubblicati, quello relativo a Laura Cooper, funzionaria del Pentagono, responsabile per l’Ucraina.
Per la Cooper, la decisione di bloccare gli aiuti militari all’Ucraina destò stupore fra diplomatici e militari. I funzionari si chiedevano se la decisione fosse legale, specie dopo che l’Ucraina aveva fatto “buoni progressi” nella lotta contro la corruzione, almeno secondo un rapporto stilato dal Dipartimento della Difesa.
L’articolo Usa 2020: – 356; impeachment, sfilano i testi, Trump sulla graticola proviene da GP News Usa 2020 – a cura di Giampiero Gramaglia.
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