Per Natale, Donald Trump ha fatto quaterna, il ritiro a sorpresa delle truppe di terra dalla Siria e dall’Afghanistan, le dimissioni di Mattis dopo quelle di Kelly – gli ultimi generali del suo team – e lo shutdown, cioè la serrata della pubblica amministrazione, per ottenere i soldi per fare il muro anti-migranti al confine con il Messico.
Avanti di questo passo, per Capodanno rischia di fare cinquina e magari tombola: pensa a licenziare Jerome ‘Jay’ Powell, il presidente della Federal Reserve, che gli alza i tassi d’interesse, e non gli dispiacerebbe liberarsi del procuratore speciale sul Russiagate Robert Mueller. Due mosse che farebbero deflagrare un conflitto istituzionale gravissimo, forse senza precedenti: le fonti ufficiali s’affannano a smentirle.
Sornione, ma lucido, Vladimir Putin lo ammonisce: con la denuncia del trattato sugli euromissili, gli Inf, c’è il rischio che Trump sottovaluti la minaccia di un conflitto nucleare.
Lo shutdown, il terzo in un anno
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Il ritiro (parziale) dall’Afghanistan
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Il ritiro (totale) dalla Siria
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Un presidente senza generali
Le decisioni di Trump e le dimissioni di Mattis, dopo quelle del capo dello staff della Casa Bianca John Kelly, lasciano il presidente senza generali: tutti quelli entrati nella sua Amministrazione – i consiglieri per la sicurezza nazionale Flynn e McMaster, Kelly e Mattis – se ne sono andati. Segno che anche gente usa alla disciplina e ad eseguire gli ordini patisce l’imprevedibilità del magnate.
James ‘cane pazzo’ Mattis era uno dei pochi ‘pezzi da novanta’ dell’Amministrazione Trump che avevano finora resistito, tenendo pure testa a Trump in più di un’occasione, anche sull’Iran – era contrario alla denuncia degli accordi sul nucleare -. Sulla Siria, i due non s’intendevano proprio: quando Trump ha ordinato azioni di forza dimostrative, bombardamenti missilistici politicamente immotivati e militarmente insignificanti, Mattis non era d’accordo e s’è sforzato di limitare i danni, scegliendo obiettivi poco sensibili e riuscendo soprattutto a evitare incidenti con i russi, che hanno nell’area una presenza d’uomini e mezzi ben più rilevante.