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Non è un derby di calcio: la tragedia di Gaza dopo la strage in Israele, e lo stupido “tifo”

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C’è da fare il “tifo” come in un derby di calcio, c’è da parteggiare, oppure non è più giusto commuoversi e indignarsi? C’è una classifica dell’orrore? Si può definire come giusta reazione una strage di innocenti? La guerra tra Hamas e Netanyahu va vista da una prospettiva diversa da quella che infiamma – anche da noi, in Italia – il confronto, anche politico, a cominciare dai dibattiti nei talk show. Provando a riflettere senza preconcetti su quanto è successo, e perché è successo

La prima reazione – in tutti – è stata: siamo alle solite. Ma non era così. L’attacco a freddo di Hamas è stato una orrenda novità. Per le tecniche con cui è stato condotto, per le dimensioni raggiunte, per l’innovativo e massiccio sequestro di ostaggi.

Due aspetti mi hanno particolarmente colpito: il compiacimento con cui i terroristi hanno ripreso e diffuso le immagini truculente dei loro crimini e l’attacco al rave party.

Quei ragazzi che nel deserto cantano e ballano spensierati non somigliano affatto agli stereotipi dell’ebreo in tenuta militare o in divisa nera da ortodosso, treccine comprese.

Sono sicuro che molti di loro hanno protestato per settimane sotto le finestre di Benjamin Netanyahu per le sue leggi liberticide.

Due scelte apparentemente insensate se vuoi conquistarti un consenso internazionale.

Il tentativo di Hamas di riservarsi uno spazietto nel disordine mondiale prossimo venturo

Ma non dimentichiamo che Hamas non agisce autonomamente, per il bene e la difesa del popolo palestinese. È eterodiretto da ben altri interessi.

Intanto ha impedito la firma di accordi con i Sauditi che facevano seguito a quelli con gli Emirati.

E infatti tra le ragioni addotte per spiegare la mossa di Hamas – costata mesi di preparazione nonché centinaia se non migliaia di morti tra i militanti – quella che mi convince di più è il tentativo di riservarsi uno spazietto nel “disordine mondiale” che farà seguito alla fine della guerra di Ucraina.

Il fallimento dell’intelligence israeliana e la reazione sproporzionata di Netanyahu

Forse per questo la famosa e insuperabile intelligence israeliana ha clamorosamente fallito: difficile interpretare a scala locale, con logica territoriale, iniziative che servono semplicemente ad aumentare quel caos globale che deve convincere un pianeta monogovernato a dotarsi di una governance multipolare.

Ora è evidente che chi ha subito tutto ciò ha “diritto” a una risposta. Non è solo una vendetta ma è una legittima difesa che provvede a non rendere più possibile quanto accaduto.

Ma una democrazia – caratteristica che rende Israele diversa da tutti gli altri – deve mettere in pratica una reazione “proporzionata” e, se possibile, dotata di una qualche ipotesi di futuro e di rispetto delle ragioni degli altri.

Pensare al futuro della regione evitando di convogliare l’opinione pubblica verso due tifoserie contrapposte.

Guardando alcune fotografie dall’alto di Gaza city non appare così scontato. Chi è stato vittima di olocausto non credo possa pensare di applicarlo ad altri.

Dopo ogni colluttazione i protagonisti diretti ed indiretti della trattativa diplomatica tirano fuori la soluzione dei due stati indipendenti, sapendo che subito dopo ciascuno si affretterà a prendere decisioni che contribuiranno a rendere la prospettiva impossibile.

Due derby differenti: Palestinesi contro Hamas israeliani contro Netanyahu

Per finire vi dico ciò che mi ha scandalizzato di più: la reazione dell’opinione pubblica che ha trattato la questione come fosse un derby calcistico: io sto con questi, no preferisco gli altri.

Parlo della opinione pubblica mondiale perché quella locale è evidentemente partecipe dell’appartenenza e del “tifo” per i propri colori.

Nella partita Israeliani contro Palestinesi non può esserci un vincitore perché non c’è un colpevole e una vittima. Entrambi sono colpevoli e vittime.

Sono passati più di 120 anni da quando gli Inglesi cominciarono a studiare come fare convivere due popoli pienamente legittimati ma il mondo evidentemente non è affollato di uomini di buona volontà.

Propongo due derby differenti: Palestinesi contro Hamas e Israeliani contro Netanyahu.

 

11 novembre 2023

 

Gianluca Veronesi
Gianluca Veronesi
Ex Dirigente Rai, Già direttore Comunicazione e Relazioni esterne Rai.

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